di MARCELLA TAMBURELLO
Difendere e tutelare il suolo e con esso il sottosuolo, le energie, l’ambiente, la natura e la vita umana. Di questo si è discusso all’Università del Molise durante la presentazione del libro “La T(t)erra è finita?” del professor Piero Bevilacqua, storico dell’agricoltura, ordinario di Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma; fondatore dell’Istituto meridionale di Storia e di Scienze sociali e della rivista Meridiana, di cui è stato direttore. Un titolo provocatorio dove la prima “T” indica il pianeta mentre la seconda “t” il suolo. Ed è proprio il suolo, oggi, ad essere sfruttato dall’uomo in modo eccessivo, sia con la cementificazione selvaggia sia con un’agricoltura sbagliata. Da anni, infatti, l’uomo, per produrre cibo ed oggetti, sfrutta le energie naturali che – ha sottolineato il professor Bevilacqua – sono purtroppo limitate. Bisognerebbe quindi imparare a limitare i propri consumi e la produzione di beni reinterpretando anche il significato dell’idea di capitalismo, che, attualmente, genera consumi sbagliati e distrugge gli equilibri esistenti. Anche la mancanza di controlli da parte delle istituzioni è un atteggiamento nocivo per la terra, – ha aggiunto Piero Bevilacqua – e le regole, infatti, servirebbero a disciplinare i comportamenti dell’uomo in difesa del suolo e delle energie. Il 2015 è stato dichiarato, dall’ONU, l’Anno Internazionale dei Suoli, allo scopo di sensibilizzare e promuovere un uso sostenibile di questa risorsa cruciale. In quest’ottica l’Università del Molise ha deciso di promuovere un ciclo di seminari sulla risorsa suolo partendo proprio dalla presentazione del provocatorio libro “La terra è finita” del professor Piero Bevilacqua. Una Lectio Magistralis che ha suscitato molto interesse e tanti interrogativi sul futuro della terra. Se le energie naturali che sfruttiamo oggi sono irriproducibili come si farà per il futuro? Un terzo dei nostri terreni è già in condizioni di degrado e le pressioni dell’uomo stanno raggiungendo livelli critici, riducendo e, a volte, eliminando alcune delle loro funzioni essenziali. Ma è proprio dal suolo che arriva la maggior parte della nostra produzione alimentare ed è quindi necessario, per il futuro, imparare a mantenere sani e produttivi tutti i suoli del pianeta terra.