Il 25 aprile nascerà il movimento politico “Il Molise di tutti”, un’operazione di facciata che nasconde un progetto ben preciso: portare alla presidenza della Regione l’ex leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e dirottare Frattura a Roma, in Parlamento.
Si scrive “Il Molise di tutti”, ma si legge il Molise dei furbi. I furbetti del partitino, ovvero tutti quelli che in queste ore se ne stanno costruendo uno su misura per le proprie strette necessità. Papaveri regionali, principalmente, che ronzano come calabroni attorno alla gigantesca supposta confezionata dal duo Di Pietro, padre e figlio, per togliere Frattura dalla traiettoria delle frecce avvelenate e per garantirsi entrambi un posto al sole. Specie Tonino che, politicamente parlando, gira ormai da tempo con le pezze al culo. A parte le comparsate televisive, con la solita e trita recita di Di Pietro che fa Di Pietro, il resto è vuoto siderale. Tuttavia a metterci una pezza in queste ore, c’ha pensato la Provvidenza che, in Molise, ha la faccia da tartufo di lorsignori consiglieri regionali. Personaggi, per dirla alla Pirandello, in continua ricerca d’autore. Figure, figuri e figurini che in queste ore di “mazzate alla cecata”, per dirla in vernacolo, sono pronti a confluire nella neonata associazione “Il Molise di tutti” per conservare ciascuno per propria parte il pezzo di poltrona o di strapuntino guadagnato (si fa per dire) a Palazzo.
Se il nuovo circo politico si limitasse a questo, a calabroni che cercano una casa, la questione sarebbe di poco conto. Sta di fatto che dietro a questa operazione se ne nasconde un’altra che coinvolge in prima persona Antonio Di Pietro da una parte e Paolo di Laura Frattura dall’altro. Una sorta di scambio alla pari che garantirebbe a Frattura di arrivare col paracadute e le mutande di ghisa sino a fine legislatura e all’inventore del teorema San Vittore – Rebibbia di ritrovare un ruolo da spendere nella primavera del 2018. Il circo del “Molise di tutti” durerà sino ad allora, quando si scopriranno inevitabilmente le carte: quelle che porteranno Antonio Di Pietro all’ultimo obiettivo rimasto, la presidenza della Regione Molise, e Frattura ad un approdo parlamentare che ne consenta un’uscita dignitosa dalla scena locale. D’altronde il vero renziano in Molise è lui, essendo anche l’unico renziano che conta in termini di peso istituzionale. La manovra, inoltre, consentirebbe da subito di sterilizzare il trio Ruta – Leva – Venittelli che in questi giorni sta mettendo Frattura sulla graticola più volte al giorno. Approvato l’Italicum, la nuova e indigesta legge elettorale, a Frattura, renziano della prima ora e presidente di Regione, spetterebbe di diritto un posto tra i fedelissimi nominati dall’attuale premier, un centinaio in tutt’Italia. A testimonianza dell’antico rapporto, non dimentichiamoci che nell’ottobre del 2011 Renzi, allora sindaco di Firenze, realizzò un suo videomessaggio di sostegno a Frattura.
I segnali che spingono in questa direzione sono molteplici. Senza entrare in una valutazione di merito, Frattura sa bene che la luna di miele con i molisani e finita e pensare ad una sua riproposizione nel 2018 è una pia illusione. L’unica strada percorribile è quella che porta nella Capitale, praticabile con facilità e che, tra gli effetti collaterali, gli permetterebbe di dare una spallata a quello che oggi, da suo grande sponsor, è diventato il suo più grande oppositore: Roberto Ruta, senatore a questo punto con la valigia in mano. Dall’altra parte, a beneficiare delle divisioni velenose del PD, sostanzialmente un partito di sfasciacarrozze, sarebbe Tonino Di Pietro, sottratto all’oltretomba e resuscitato per garantirsi, anche lui, un’uscita di scena dignitosa alla fine di una carriera, come dire?, circolare: da Montenero a Montenero, dal Molise al Molise.
Se non fosse per questa saldatura di interessi in articulo mortis, “Il Molise di tutti”, movimento che nascerà il prossimo 25 aprile, non avrebbe alcun senso. Resta, in ogni caso, lo sgomento per questo partito di Topi Gigi (per dirla alla Montanelli) di cui tutti vogliono fare parte, dalla maggioranza all’opposizione.