Il punto più critico si trova all’imboccatura del porto dove è ben visibile la secca che si è creata nel tempo. Secondo gli operatori si tratta di una situazione da non sottovalutare che per ora si affronta grazie all’esperienza e alle manovre degli armatori. Sabbia e detriti vanno spostati per dare respiro a uno scalo dalle grandi potenzialità. Ora dopo tanti anni di attesa i fondi necessari per il dragaggio del porto di Termoli sono stati individuati ma – sostengono i pescatori e gli altri addetti del settore – bisogna completare le procedure in tempi brevissimi.
”Dal’ultimo incontro avuto in Regione l’anno scorso tra l’autorità marittima cluster del porto di Termoli – ha spiegato Antonio Fusco, agente marittimo – è stata individuata la disponibilità dei fondi, per quasi quattro milioni di euro. Bisognava, però, aspettare le analisi dell’Arpa per quanto concerne poi lo smaltimento o il riciclo di fanghi di escavazione. Un problema – ha aggiunto – discusso anche a livello nazionale, i tempi sono lunghi e i Ministeri competenti cercano di trovare delle procedure che possono facilitare gli interventi e risolvere questo problema addirittura attraverso il riuso di questi fanghi attraverso la realizzazione di vasche di colmata evitando di buttarli in mare o soluzioni alternative e costose. È urgente intervenire e bonifica l’ingresso del porto dopodiché si potrà pensare anche al bacino portuale”.
Ma quali sono i limiti e i rischi che questa condizione pone? ”Attualmente – ha osservato Fusco – siamo in sicurezza e non ci sono limiti. Ma in vista del prossimo inverno e quindi con le mareggiate di quella stagione probabilmente la secca che si è creata all’imboccatura subirà un’altra variazione negativa e la situazione potrebbe essere completamente compromessa».
Lo scopo che la comunità marittima e gli operatori si propongono è dunque ”quello di valorizzare il lavoro svolto quale modello di efficienza da esportare, al punto di voler realizzare d’intesa con la Regione Molise e la struttura amministrativa dell’assessorato ai Lavori Pubblici, un protocollo che possa essere utilizzato a livello nazionale e che possa fungere da esempio virtuoso quale metodo efficace da seguire per affrontare una delle più annose criticità che affliggono la portualità italiana e in particolare quella adriatica: ‘i dragaggi’, da cui dipendono la crescita e il consolidamento delle attività economiche e marittime, della pesca, del commercio e del turismo nautico delle città costiere ma anche dell’Italia tutta”.
Si punta a un preciso cronoprogramma per avviare l’opera di dragaggio. Domenico Guidotti, presidente di Federcoopesca ha evidenziato un aspetto significativo: ”Non era mai successo che tutti gli operatori portuali dagli armatori della pesca a operatori marittimi vari comparto avessero sottoscritto questo documento.
Siamo felici che la regione ha trovato i fondi però adesso chiediamo un cronoprogamma e in virtù di questo chiediamo workshop dove poter parlare operatori portuali e trovare precisi crono programma perché questa è diventata un’esigenza fondamentale”.