di Giovanni Di Tota
L’etichetta Osco o Terre degli Osci potrà essere utilizzata, d’ora in avanti, solo se si tratta di vino molisano. L’indicazione geografica protetta è stata ora riconosciuta dal Consiglio di Stato che, qualche giorno fa, ha posto fine a una battaglia legale che durava da qualche anno.
I giudici di palazzo Spada, presieduti nella terza sezione da Piergiorgio Lignani, hanno capovolto una sentenza con la quale il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso di un gruppo di produttori di uve “Terre degli Osci”, nell’area di Campobasso, associati alla cooperativa agricola Euro-Ortofrutticola del Trigno, ed un altro gruppo di associati alla cooperativa agricola di Tollo, con sedi a San Salvo e a Tollo.
Essendo soci delle due aziende, alle quali conferivano le uve coltivate e prodotte in Molise, avevano ottenuto dal Tar del Lazio l’ampliamento dell’area delimitata dal disciplinare dell’Igp Osco o Terre degli Osci, anche nelle cantine delle province di Chieti, Caserta, Benevento e Foggia.
Una guerra del vino condotta a colpi di ricorsi legali, di Regione e Consorzio di valorizzazione del vino, ai quali si è aggiunta l’azienda Di Majo Norante, contro il Ministero delle politiche agricole che aveva accolto la proposta di ampliare il territorio di produzione di un vino tipico della provincia di Campobasso.
Con la definitiva sentenza del Consiglio di Stato, è in sostanza salva l’identità territoriale del vino molisano Igp ‘Osco’ o ‘Terre degli Osci’. “Facendo squadra – ha commentato il presidente del Consorzio di valorizzazione del vino Armando Panella – siamo riusciti a capovolgere la drammatica sentenza del Tar che dava ragione alle cantine abruzzesi. Ora i consumatori – ha concluso Panella – potranno sentirsi ancor più tutelati avendo la garanzia che il mosto, da cui proviene questo vino, è nato ed ha acquistato gli aromi caratteristici che solo l’aria, il territorio ed il microclima che caratterizza il Molise possono offrire”.