Niente è come sembra e tutto è ancora in fase di definizione allo Zuccherificio, dove se per mesi l’ex amministratore unico Enrico Cianciosi ha portato avanti trattative per prendere in affitto un mini impianto per la lavorazione delle bietole dando addirittura una somma a garanzia di circa 100mila euro, oggi invece questa soluzione non è più così scontata. Da quando i curatori fallimentari Mirella Mileti e Nicola Musacchio hanno preso in mano direttamente la gestione dell’azienda, con la Regione ormai fuori dai giochi e dalle decisioni, tutto le possibili opzioni sono state rimesse sul tavolo. “Stiamo valutando attentamente tutte le strade” ha commentato al telefono la Mileti che nei giorni scorsi ha ricevuto in azienda diversi fornitori ai quali ha chiesto costi e preventivi ipotizzando di accendere in parte la fabbrica e dunque chiamare a lavorare più operai rispetto ai 10 che sarebbero serviti con il mini impianto. E’ stata invece per ora scartata la proposta di Diego Volpe Pasini che metteva a disposizione le sue barbabietole e sosteneva di poter fare la campagna richiamando tutti a lavoro. “Così come è formulata la proposta non è accettabile, non rispecchia i nostri interessi” ha aggiunto la Mileti che a quanto pare non esclude proprio nulla se è vero che in azienda ha ricevuto anche quelli della Maraldi Spa, azienda di Ravenna esperta di rottamazioni industriali. Un brivido è salito dietro la schiena dei dipendenti che li hanno visti arrivare, perché si tratta della società che in Italia si è occupata di dismettere 15 zuccherifici dopo la riforma dell’Ocm zucchero. Evidentemente si valuta anche la possibilità di smantellare e vendere a pezzi lo stabilimento se ai bandi continuerà a non rispondere nessuno. Il prossimo è fissato al 26 settembre. “Questo per noi è il mese decisivo” aggiunge la Mileti secondo cui lo Zuccherificio “è ancora appetibile” tanto che è in trattativa con ben 5 grossi gruppi, la maggior parte dei quali vuole continuare a fare in parte zucchero diversificando il resto della produzione. Tante dunque le ipotesi in campo, tra cui come detto, la possibilità di riaccendere in parte l’azienda a costi minimi e fare una campagna esclusivamente con le bietole seminate dalla Srl. Circa 15 ettari, che dovrebbero produrre almeno 650 quintali di zucchero. Ma è sicuro che saranno sufficienti a salvare le quote? E poi i centomila euro dati a garanzia dei mini impianti verrebbero persi? Va ricordato che in ballo c’è il futuro di 80 dipendenti, dell’indotto e di una filiera che ormai è stata messa in ginocchio.