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mercoledì, Aprile 30, 2025

“Un uomo così”, Agnese Moro presenta a Campobasso il libro su suo padre Aldo

Evidenza"Un uomo così", Agnese Moro presenta a Campobasso il libro su suo padre Aldo

moro_agnesedi Marta Martino

“Ho scritto un libro su mio padre per lasciare una traccia, un ricordo ai miei tre figli che non l’hanno mai conosciuto”. A parlare è Agnese Moro, a Campobasso per un incontro organizzato dal Centro studi molisano (“per rendere giustizia a questa straordinaria figura politica” ha detto il presidente Giuseppe Reale) e il padre è Aldo, quell’Aldo: il politico, il presidente del Consiglio, il leader della Democrazia Cristiana, il giurista, il professore universitario.

Ma Agnese vuole parlare del padre, non dell’uomo pubblico, su cui si è detto di tutto e di più. Vuole parlare di Aldo “Un uomo così” (questo il titolo del volume). L’uomo così’ che di notte si alzava per portarle un bicchiere d’acqua o che le teneva la mano finché non si riaddormentava, se faceva brutti sogni. L’Aldo che anche quando andava al mare non si dimenticava di rappresentare lo Stato, anzi quasi di essere lo Stato, per cui “faceva cose buffe, tipo venire in spiaggia in giacca e cravatta, con calze e scarpe. Era il suo modo di interpretare la dignità del suo ruolo e il rispetto che doveva al popolo italiano – ricorda Agnese ridendo, per poi aggiungere – era una persona complicata, ma era un papà molto affettuoso, quando c’era. Il problema è che a casa c’era poco”. A causa dei doveri verso lo Stato, perché Aldo Moro era, sempre, in ogni momento, il politico integerrimo, convinto che tutti dovessero avere, nella vita, le stesse opportunità e possibilità, che ci fosse posto per tutti, anche per quelli che non avevano contato mai niente. Il leader dalle visioni forse troppo innovative per il tempo, quando parlava di collaborazione tra partiti anche di vedute opposte.

Il libro, “Un uomo così”, è diviso in due parti. Elabora nella prima i ricordi personali e familiari di Agnese Moro. Nella seconda parte contiene le testimonianze delle tante persone, amici, conoscenti, leader di partito, che le hanno consegnato i loro, di ricordi. Passando anche attraverso i tragici momenti del rapimento dello statista democristiano fino al ritrovamento del suo cadavere nel bagagliaio di una Renault in via Fani a Roma, 55 giorno dopo. Agnese all’epoca aveva 26 anni. Pagine di storia italiana dolorose e buie, quelle segnate dalla violenza dei brigatisti rossi che la stessa autrice, anni dopo, perdonerà e accetterà anche – alcuni tra loro – di incontrare, non senza polemiche da parte di chi ha trovato il suo gesto incomprensibile.

La memoria però non si sofferma troppo sul dolore della perdita, ma cerca piuttosto di recuperare i momenti di gioia e tenerezza. Sono quelli che vuole principalmente trasmettere ai suoi tre figli, meno fortunati di qualche cugino più grande, che il nonno l’ha conosciuto, tipo Luca, protagonista di uno dei tanti aneddoti che circondano la figura di Aldo Moro. “Questo me l’ha raccontato Beppe Pisanu – anticipa Agnese, divertita – un giorno che si doveva decidere data e ora di un incontro importante, mio padre disse che a quell’ora non poteva perché doveva cambiare il pannolino al nipotino Luca”. La figlia dello statista ride, con un velo di commozione nella voce. L’orgoglio di aver avuto per padre “Un uomo così”.

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