Con la sola eccezione del neoeletto Presidente Cotugno, figura rispettabile, il Consiglio regionale del Molise ha scritto l’ennesima pagina vergognosa della legislatura in corso. Dopo ore di estenuanti mediazioni, hanno prevalso trasformismo e giochi di bassa cucina. Totaro, capogruppo del PD, ha parlato di un vero e proprio “scambio di poltrone”. Passano dalla opposizione alla maggioranza Filippo Monaco di Costruire Democrazia e Salvatore Micone di Grande Sud.
Il titolo di questo articolo è falso. Passando il pezzo in televisione, lo abbiamo dovuto necessariamente addolcire. Quello giusto è questo: “Consiglio regionale. Alla presidenza Cotugno, il resto è uno schifo”. Schifo politico, s’intende. E’ questa la sintesi di una giornata raccapricciante, un pomeriggio al quale siamo sopravvissuti solo grazie all’ausilio di due tappi al naso. L’unica notizia certa, che tale riteniamo per conoscenza diretta, è che la Presidenza del Consiglio regionale del Molise è andata a un galantuomo: Vincenzo Cotugno. Quello che è altrettanto certo, cosa anche questa che riferiamo per conoscenza diretta, è che la sua elezione è stata accompagnata da una serie di capriole politiche degne del peggior consociativismo, manovre di bassa cucina politica e buffonerie trasformistiche tali da far inabissare oltre a quello politico anche il senso del decoro.
Partiamo dall’ABC, quello tecnico che lorsignori dovrebbero conoscere a menadito. Se non altro per essere lautamente retribuiti ogni fine mese. In apertura del Consiglio, avvenuta con la consueta ora di ritardo, il primo a prendere la parola è stato il capogruppo del PD, Francesco Totaro. A nome dell’intera maggioranza, ha comunicato la candidatura unitaria di Vincenzo Cotugno e invitato l’assemblea ad una generale convergenza sul nome indicato. A ruota di Totaro, si è precipitato al microfono Filippo Monaco, sino a quel momento tecnicamente e nominalmente all’opposizione, essendo egli eletto con la lista di Costruire democrazia. Presa la parola ha comunicato il suo passaggio al centrosinistra, quindi dalla minoranza alla maggioranza, e la prossima costituzione di un intergruppo con i consiglieri Ciocca e Ioffredi. Dopo Monaco, a parlare è stato Michele Iorio, di Forza Italia, che a nome dell’intero centrodestra ha comunicato il voto compatto a favore di Cotugno. Innanzitutto, prima di fare quelle politiche, è il caso di fare una considerazione tecnica. L’elezione del Presidente del Consiglio regionale avviene a maggioranza qualificata e a scrutinio segreto, cosa che esclude in radice la dichiarazione preventiva di voto. Non si capisce, infatti, a cosa servirebbe il voto segreto se prima fosse consentito appalesarlo. Ma tant’è, e tutti, facendo coriandoli del regolamento, hanno spifferato allegramente le proprie intenzioni, rendendo di fatto una pagliacciata indecorosa la votazione del presidente e quelle successive (anche queste precedute dalla indicazione dei candidati alla vicepresidenza e al ruolo di segretari).
Fatto questo inciso tecnico, passiamo a qualche considerazione politica fatta a botta calda. Quella convergenza annunciata da Totaro su Cotugno, si è poi rivelata per il centrosinistra una guerra per bande quando si è trattato di eleggere il resto della truppa: Ufficio di Presidenza, e Commissioni consiliari. Eletto Cotugno, il resto si è inceppato a testimonianza di quanto e come il gattopardismo sia ormai la merce più diffusa in Consiglio regionale. Pur avendo avuto a disposizione settimane, se non mesi, per definire l’assetto istituzionale da votare, lorsignori si sono presentati in aula mostrandosi per quello che sono: un’armata Brancaleone dedita al compromesso e alla trattativa, alla mediazione estenuante finalizzata all’assunzione di ruoli e prebende e al soddisfacimento di appetiti e ingordigie da far impallidire un branco di lupi digiuni. Il punto di rottura e la scintilla che ha scatenato il cortocircuito è stata l’uscita di Monaco. E qui dobbiamo fare un passo indietro, tornando all’inizio della legislatura. Va ricordato che Monaco, esponente di minoranza, in quella circostanza venne eletto vicepresidente del Consiglio e componente dell’Ufficio di Presidenza grazie ai voti della maggioranza. Venne rotto, in quel momento, lo schema e la consuetudine secondo la quale ciascuna parte elegge i propri rappresentanti. La maggioranza i componenti di maggioranza e la minoranza quelli di minoranza, per capirci. All’epoca andò diversamente. Allo scopo di silurare il candidato del centrodestra, Nicola Cavaliere, il centrosinistra che tecnicamente e per consuetudine avrebbe dovuto astenersi, elesse Monaco di Costruire democrazia. Si scelsero, come dire?, un falso oppositore, tanto è vero che le carte adesso, giunti al giro di boa, si sono scoperte da sole. Monaco era e resta col centrosinistra. Prima ci stava di fatto, ora anche ufficialmente. Ma, come insegnano al primo giorno di scuola politica, nulla si muove senza una contropartita. La contropartita, in questo caso, è la rielezione di Monaco alla vicepresidenza: stavolta in quota maggioranza, cosa che nella stessa maggioranza ha fatto girare i maroni a più d’uno. Ad esempio a Totaro che ha espressamente parlato di “scambio di poltrone” a fronte dell’ “allargamento della maggioranza”.
Da Totaro e Monaco, ovvero dal centrosinistra ufficiale e di complemento, passiamo al centrodestra. Il voto compatto di Iorio e soci a favore di Cotugno significa una sola cosa: l’europarlamentare Aldo Patriciello, mentore di Cotugno, sta seminando a destra dopo aver seminato a sinistra col raggruppamento di Rialzati Molise nel quale lo stesso Cotugno risulta eletto. Un errore da matita blu, quello del centrodestra, che ha come effetto quello di rendere ancora più fitto il nebbione che avvolge la politica molisana. Il tema non è personale – abbiamo già detto che Cotugno a nostro avviso è un galantuomo – ma politico e, politicamente parlando, quello di Iorio è un vero e proprio autogol, a meno che … a meno che dietro non vi sia un’intesa tra Iorio e Patriciello in funzione di scenari futuri. Ma questa è al momento solo una ipotesi dietrologica che il futuro si incaricherà di verificare.
Un ultimo passaggio, va dedicato all’intergruppo Monaco-Ciocca-Ioffredi, un triunvirato degno (si fa per dire) di Mazzini, Armellini e Saffi. A rigor di logica, dovremmo attenderci che a breve i tre lascino i rispettivi gruppi, nell’ordine: Costruire democrazia, Comunisti italiani e Sinistra ecologia e libertà, e si iscrivano al gruppo Misto. Vedrete che non accadrà e che i tre continueranno a lucrare le rendite di posizione assicurate dai rispettivi ruoli di capogruppo. Non a caso Monaco ha parlato di “intergruppo”, contrabbandando per una genialata l’ennesima schifezza. Schifezza politica, s’intende, davanti alla quale il tappo al naso non basta più.
Poscritto. Alla fine dei salmi, sono risultati eletti, oltre a Vincenzo Cotugno alla Presidenza: Filippo Monaco (maggioranza) e Nicola Cavaliere (opposizione) alla vicepresidenza e Carmelo Parpiglia (maggioranza) e Giuseppe Sabusco (opposizione) nel ruolo di segretari dell’Ufficio di Presidenza. La presidenza delle Commissioni permanenti è andata a: Di Nunzio (I commissione), Micone (II), Ciocca (III) e Lattanzio (IV)
Poscritto n. 2. A tarda ora, circa le 22:30, il consigliere di Grande Sud, Salvatore Micone, ha annunciato il proprio passaggio dalla opposizione alla maggioranza.