Seguo con attenzione e apprensione le vicende della politica pentra e regionale che ancora una volta mettono in evidenza solo la parte peggiore di quella che dovrebbe essere “l’arte più nobile” del servizio alla collettività. Impensabili accordi sottobanco sono oramai la prassi per una intera classe politica che, in una regione che stenta a trovare la strada del riscatto e del progresso, piuttosto che cercare una risoluzione reale ai tanti problemi che attanagliano la gente comune bada solo alla tutela ed alla salvaguardia di se stessa e delle proprie posizioni acquisite. Non si è visto un solo rappresentante delle istituzioni che rispetto al “Rapporto SVIMEZ 2015” abbia avuto il coraggio, o il pudore, di fare una analisi chiara sulle motivazioni che hanno portato il Molise dall’essere la “Regione più a Nord del Sud” ad acquisire il primato negativo dell’essere ultima regione in ogni settore di attività. E’ un primato che brucia, che non fa giustizia delle qualità morali dei molisani che “prendono gli impegni per mantenerli”, che fanno della famiglia l’elemento fondante della società, che nelle aziende in cui lavorano esprimono concretamente “l’ orgoglio e la cultura dell’appartenenza”. E, per salvarsi l’anima, non vale elencare le aziende in crisi perché nella maggior parte dei casi le stesse sono entrate in crisi per l’incapacità della politica ad essere tempestiva, a capire i processi di sviluppo per poterli assecondare, ad adottare quelle politiche mirate all’esaltazione della meritocrazia in luogo del nepotismo e della becera raccomandazione che ha comportato ad avere “le persone sbagliate nei posti dove la professionalità doveva prevalere”. Mi costa personalmente che giovani capaci e volenterosi, dopo aver cercato invano di proporsi con le loro documentate qualità reali sono letteralmente fuggiti prendendo atto che questa regione è destinata ad una inarrestabile agonia che, comunque, farà sopravvivere solo e comunque quelli che hanno un santo in paradiso. Questa è l’analisi nuda e cruda, queste sono le negatività che occorre sconfiggere per poter guardare al futuro con un minimo di prospettiva positiva. Ma per ottenere che questo avvenga bisogna che la società civile, con uno scatto di orgoglio molisano, prenda atto che tutti coloro che negli ultimi 20 anni hanno amministrato non hanno dato nessun contributo allo sviluppo della nostra realtà. Pertanto, se non avevano niente da dire, figuriamoci che cosa potrebbero esprimere in una situazione che richiede energie, professionalità, competenze specifiche ed, ancor più amore per questa terra martoriata dalla loro incapacità. Questo l’augurio per il futuro del nostro Molise.
Stefano Testa – Ex consigliere comunale di Isernia