Trivelle in mare, dopo il permesso di ricerca si valuta il ricorso al Tar

Il permesso di ricerca pubblicato sul bollettino ufficiale degli idrocarburi ha sollevato un’ondata di proteste tra gli amministratori locali e le associazioni che da anni si battono contro le trivellazioni nel mare Adriatico.
Il Comune di Termoli, ribadendo il proprio no, ha annunciato la possibilità di impugnare il provvedimento davanti al giudice per tutelare i diritti dei cittadini e la salvaguardia del territorio e dell’ambiente marino. La parlamentare del Pd, Laura Venittelli, segue la strada dell’interrogazione per capire di più rispetto a una decisione che non segue l’orientamento delle regioni, contrarie a questo tipo di politica energetica.
La deputata parla di un evidente un corto circuito tra il Ministero dello Sviluppo Economico e l’asse Governo-Parlamento che – ha osservato – nella Legge di Stabilità si adoperavano per salvaguardare le coste dal rischio delle trivellazioni del sottosuolo marino”. La Venittelli punta così a promuovere un atto di sindacato ispettivo verso l’atto ministeriale che ha concesso il permesso di ricerca alla società. La strada del ricorso, contemplata anche nello stesso permesso, è sostenuta dal coordinamento Trivelle Zero che in una nota ha ribadito un forte appello a tutte le istituzioni e al parco nazionale del Gargano. ”Soltanto una sentenza del Tar – hanno ribadito i comitati – può bloccare queste autorizzazioni ma bisogna continuare anche il percorso del referendum che sarebbe imprudente abbandonare, in una situazione in continua evoluzione legislativa”.
Per il coordinamento trivelle zero ”con questo ricorso gli enti locali possono dimostrare la loro concreta partecipazione alla lotta contro la petrolizzazione, dichiarata ufficialmente con l’adesione alla richiesta di referendum e alla Carta di Termoli in difesa dell’Adriatico”.