Non c’è solo la composizione della giunta ad agitare i sogni di Frattura, all’orizzonte si profila anche un’altra grana, quella della commissione d’inchiesta voluta da Massimiliano Scarabeo, appena rientrato in consiglio. L’ex assessore vuole che il parlamentino di Palazzo Moffa dia vita ad un organismo ristretto, formato da consiglieri di entrambi gli schieramenti, che indaghi sugli atti disponibili dell’inchiesta della Procura pentra, per dimostrare che non c’è stato mai «un suo coinvolgimento – come ha detto lui stesso in aula motivando questa richiesta – con l’istituzione regionale di cui sono rappresentante». Al di là dei formalismi, andando alla sostanza, Scarabeo chiede di indagare sulla trasparenza e correttezza del suo operato da assessore alle attività produttive. Una bella grana per il consiglio regionale e per il suo presidente, Vincenzo Cotugno, che comunque non porterà in aula la richiesta martedì prossimo, ma la farà sicuramente passare prima per la conferenza dei capigruppo. La domanda è: può un organismo politico e amministrativo esprimersi sull’operato di un suo rappresentante indagato dalla magistratura?
La risposta c’è, ma è duplice: la prima è ogni consigliere regionale può chiedere l’istituzione di una commissione su un qualunque argomento di rilevante importanza. La seconda è che, per definizione, un’indagine della magistratura non ammette alcuna interferenza. Un rompicapo gigantesco che minaccia di far venire il mal di testa prima ai capigruppo e poi ai consiglieri regionali, se l’argomento dovesse arrivare in aula e dovesse essere usato anche in chiave politica. Se n’è già accorta Nunzia Lattanzio che, in un primo momento, ha appoggiato la richiesta di Scarabeo, poi ha chiarito che, sull’argomento, per il futuro non si pronuncerà più. Dal suo canto Scarabeo continua a proclamarsi innocente e parte lesa e lo ha dichiarato ad alta voce in consiglio. Frattura gli ha anche dato la sua solidarietà, ma a parole, perchè nei fatti lo sta sostituendo con Veneziale. Una bella mina vagante per una maggioranza traballante che, intanto, vede profilarsi all’orizzonte un altro vento tempestoso, quello sollevato dalle voci che vorrebbero la ditta che ha vinto l’appalto milionario per la videosorveglianza in undici comuni del Molise esecutrice di lavori simili per una grande realtà imprenditoriale della nostra regione. Nulla di male, sia chiaro, né di illegale, ma le voci corrono.