Riduzione di pena per Umberto Santoro, il 37enne che nell’aprile del 2014 aveva ridotto in fin di vita la barista di un locale di via Veneto, a Campobasso. La Corte d’Appello, presieduta da Rossana Iesulauro, su ricorso della difesa, ha riconsiderato le attenuanti, tagliando la condanna da sette anni e due mesi a sei anni. Una riduzione di un anno e due mesi, che ha lasciato oltremodo soddisfatti gli avvocati Arturo Messere e Paolo Lanese, difensori di Umberto Santoro, che attualmente sta scontando la pena agli arresti domiciliari presso una comunità di recupero del Nord Italia. Paolo Lanese ha dichiarato: «Siamo riusciti a dimostrare che il nostro assistito non era assolutamente in sé al momento dell’aggressione alla barista. Del resto aveva confessato volontariamente appena fermato dalla polizia e oltretutto era incensurato». Insomma un giovane con evidenti problemi caratteriali certificati anche dai periti, colto da un raptus omicida improvviso. Santoro in primo grado era stato condannato a 7 anni e 2 mesi di reclusione per tentato omicidio, rapina e minacce.Riconosciuto colpevole dei reati di tentato omicidio, rapina e minacce, era stato giudicato con il rito abbreviato. Rispetto alla richiesta dell’accusa di 9 anni e 4 mesi, il giudice Maria Libera Rinaldi, su richiesta di Messere e Lanese, aveva riconosciuto il parziale vizio di mente e ha concesso le attenuanti generiche. Stabilita inoltre una provvisionale da 10mila euro in favore della vittima, presente in aula. Santoro, la sera del tentato omicidio entrò nella sala slot ‘Las Vegas’ e si scagliò contro la barista, la rapinò e la colpì ripetutamente con un coltello alla testa lasciandola poi sola in una pozza di sangue. Stando alla ricostruzione degli investigatori, Santoro sarebbe scattato «come una furia alla gola della ragazza che aveva rifiutato le sue avances dopo la rapina da 600 euro alla quale non aveva opposto resistenza». La scena fu ripresa anche dalle telecamere di videosorveglianza del locale, quelle stesse in cui si vede il compagno della giovane giungere al Las Vegas e trovare Federica riversa a terra nel suo sangue. Per fortuna la ragazza gli aveva inviato un sms poco prima dell’aggressione per avvisarlo che era sola con un cliente un po’ ubriaco. «Quel messaggio potrebbe averle salvato la vita» dissero a suo tempo in questura. A dimostrare ancora di più la anormalità dell’atteggiamento di Santoro, il fatto che, con gli abiti ancora inzuppati di sangue, andò a mangiare una pizza sul Corso. Lì che la Volante lo rintracciò pochi minuti dopo il tentato omicidio. Nel fuggire, Santoro aveva anche lasciato sul banco del locale il marsupio con all’interno il suo documento di identità.