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lunedì, Dicembre 30, 2024

Scritti Vaganti: il Papa, Di Maio e la stampa di regime

EditorialiScritti Vaganti: il Papa, Di Maio e la stampa di regime

MICHELE MIGNOGNA

Qualcuno di voi avrà sicuramente da ridire sull’accostamento Papa – Di Maio, e prima di scatenare le armate facebookiane chiariamo subito una cosa, l’accostamento non vuole essere dissacrante per nessuno dei due ovviamente, ma da non credente quale sono non ho nessun problema a metterli insieme, per quale motivo? Molto semplicemente i due sono in “sintonia” su un tema che si dibatte ormai da qualche anno in Italia, ovvero, i centri commerciali e i negozi in generale, la domenica devono rimanere aperti o chiusi?

Oggi è intervenuto il capo assoluto della chiesa cattolica che ha rimarcato, forse per la centesima volta, che la domenica è “sacra” ovviamente nell’accezione cattolica, e di conseguenza dovrebbe essere la giornata da dedicare al riposo, alla famiglia e chi vuole, alla messa. Ebbene nessuno, ma proprio nessuno, intellettuali, politici, giornalisti, massaie o operai ha fiatato, anzi al bar stamattina qualcuno diceva che “si il Papa ha ragione, la domenica si sta a casa”. Qualche giorno fa invece è intervenuto il capo del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, che ha detto più o meno le stesse cose del Papa, in un’accezione, diciamo cosi, più laica, dicendo che i centri commerciali e i negozi in generale è giusto e corretto che restino chiusi di domenica e nei giorni di festa, apriti cielo.

Le categorie di cui sopra, inclusi giornaloni e giornalini, tranne il Fatto Quotidiano, va detto, si sono scagliati contro il Giggino nazionale con una violenza tale da far guadagnare al movimento un catamarano di voti, ma non per convinzione, forse anche per quello, ma per la violenza e le bugie utilizzate tanto da far pena ai più. Ma perché allora se lo dice il Papa va tutto bene e se lo dice Di Maio so cazzi amari? Innanzitutto semplificando potremmo dire che i più hanno paura, o comunque soggezione a schierarsi contro il Papa, mentre un Di Maio qualunque lo si può massacrare allegramente, accusandolo di non si capisce più di quali e quante nefandezze, una su tutte, come titolava il Giornale “Di Maio vuole affossare il commercio”.

Ora in questa sede non possiamo entrare nel merito della questione, se è giusto o meno, certo bisognerebbe chiedere prima di tutto ai lavoratori che magari, per guadagnare qualcosina in più, accettano di lavorare la domenica e nei giorni di festa, liberissimi di farlo, ma mentre Di Maio nella sua proposta, mette al centro l’aspetto sociale, il “Capitale”, che ha tutti gli interessi affinchè i negozi siano sempre aperti e la gente spenda sempre più, mette al centro gli interessi, gli affari e chissenefrega se il commesso o la commessa ha una famiglia e magari la domenica vorrebbe sedersi a pranzo con loro.

Bisognerebbe capire, ma veramente, cosa ne pensano i sindacati, ormai persi dietro alle nuvole e alla poesia come cantava Guccini. Allora perché tutta questa paura di Di Maio e del suo Movimento, anche su argomenti come questo, che tutto sommato, dovrebbe mettere d’accordo un po’ tutti, per il semplice motivo che cosi facendo si difendono i diritti di chi lavora e non quelli del “Capitale”, cosa che ormai non fa più nessuno o quasi in Italia, e forse anche perché, essendo il Movimento 5 Stelle in costante ascesa, anche rispetto al cane da guardia del capitalismo moderno, meglio conosciuto come Partito Democratico, forse fa un po’ più paura anche e soprattutto in vista delle prossime elezioni.

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