“Ero convinto che fosse un animale, altrimenti non avrei mai sparato”. Questo, in sintesi, quanto riferito ai Carabinieri dal cacciatore che ha colpito a morte Domenico Tamasi, 52 anni di Carpinone, durante una battuta di caccia al cinghiale nei boschi di Sessano del Molise. Come da prassi, l’uomo – un 54enne di Pesche – è stato iscritto nel registro degli indagati. Il reato ipotizzato nei suoi confronti è di omicidio colposo. Per fare definitivamente chiarezza sull’accaduto, il sostituto procuratore del tribunale di Isernia, Marco Gaeta, ha disposto l’autopsia. Ma i rilievi effettuati sul luogo della tragedia e le testimonianze raccolte dai Carabinieri hanno delineato un quadro abbastanza chiaro: con ogni probabilità Tamasi è stato ucciso per errore da uno dei suoi amici. Erano usciti insieme per una battuta di caccia al cinghiale. Una rimpatriata: il 52enne, camionista, lavorava infatti al Nord ed era tornato a Carpinone per trascorrere le festività natalizie con i familiari e gli amici di sempre. Erano tutti esperti e come sempre avevano preso le precauzioni necessarie. Tutti – compresa la vittima – indossavano il giubbotto catarinfrangente. Ma chi ha sparato evidentemente non lo ha visto. Un rumore ha attirato la sua attenzione. Ha imbracciato il suo fucile calibro 12 e ha sparato, colpendo l’amico alla testa. Insieme agli altri compagni di caccia ha subito dato l’allarme. Ma quando i soccorritori sono arrivati sul posto – una zona impervia, raggiungibile solo con i fuoristrada – per il 52enne ormai non c’era più nulla da fare. La morte di Domenico Tamasi ha destato profonda commozione non solo Carpinone, ma anche a Isernia e nei centri vicini, dove era molto conosciuto e apprezzato per la sua bontà d’animo. Lascia la moglie e due figli.