Dopo la nomina del quinto assessore, Luigi Mazzuto, in rappresentanza della Lega, il presidente Donato Toma ha convocato la giunta regionale, a pieno organico, per affrontare due punti all’ordine del giorno: l’assegnazione delle deleghe allo stesso Mazzuto, e qui si parla di Politiche Sociali, ma non solo, e la conseguente ridistribuzione dei settori di competenza all’interno dell’esecutivo, con il governatore che potrebbe anche rinunciare a qualcuna delle sue deleghe, per riequilibrare le rappresentanze, in ordine a partiti, liste e numero degli assessori. Un lavoro di cesello, più che di scalpello, dove bisogna anche tener conto di numerosi fattori, tra i quali competenze, fiducia personale del governatore, rischi sempre possibili di incompatibilità varie. Un lavoro che, però, non sembra aver trovato impreparato Donato Toma, nuovo alle alchimie della politica, ma sveglio sulla questione delle percentuali. Del resto, quella di oggi è una fase storica particolare, un periodo in cui i tecnici sembrano avere avuto la meglio sui politici e quello che sta accadendo, anche a livello nazionale, con l’incarico affidato a Giuseppe Conte, dimostra che quando le forze politiche entrano in una fase di stallo, spesso la scelta tecnica serve loro da via di fuga. È successo prima in Molise e ora, in perfetta replica, sta accadendo anche a livello nazionale. Intanto, da segnalare le rimostranze per la mancata indicazione della quota rosa nella giunta regionale. È Giuseppina Cennamo, consigliera di parità della Regione Molise, che parla di prossime iniziative al riguardo. Ma qui Toma sembra avere due buone ragioni per difendersi. La prima è che aveva previsto una quota rosa, con Aida Romaguolo, ma quest’ultima avrebbe rifiutato lei stessa l’incarico, preferendo candidarsi alla presidenza del consiglio, poi finita a Salvatore Micone. La seconda ragione è che il nuovo Statuto regionale, mentre prevede le quote rosa per le liste dei candidati, non le prevede per la giunta.