Quelle foto d’epoca in cui si vedono montagne di cipolle e un numero incredibile di acquirenti sono solo un ricordo sbiadito. L’interesse per l’ortaggio che in passato caratterizzava Isernia è andato via via scemando negli anni. Ma la tradizione resta. Un giro tra le bancarelle è obbligatorio durante la fiera dei santi pietro e paolo. Non solo per gli isernini, ma anche per tanti curiosi che arrivano dai paesi vicini. E poco importa se poi si torna a casa a mani vuote: nella peggiore delle ipotesi ci si potrà consolare con il solito panino acquistato dai venditori ambulanti. Per molti un vero e proprio rito, una tradizione nella tradizione. Ma gira e rigira una sosta dagli ortolani ci scappa sempre. Qualche cipolla è sempre bene averla in casa. Tra l’altro negli ultimi anni si registra un timida inversione di tendenza. L’interesse da parte della gente, sempre più a caccia di prodotti di qualità, è cresciuto. E forse non è un caso che tra le varie bancarelle si trovi anche qualche giovane a vendere cipolle. Anche la cooperativa Lavoro anch’io da qualche tempo è scesa in campo – nel vero senso della parola – per produrre e vendere le cipolle isernine. Grazie anche a un progetto dell’Università del Molise che ha permesso di recuperare il seme originario. Nel frattempo un pur piccolo aiuto agli ortolani isernini lo sta dando il bollino blu che contraddistingue i prodotti agroalimentari tradizionali. Nel frattempo al Comune si lavora per il marchio DeCo. La cipolla rientra a pieno titolo in questo progetto.