di GIOVANNI MINICOZZI
Una vera e propria rivolta delle emittenti televisive locali contro il DPR n146 del 2017, già osservato da un’ ordinanza emessa dal Tar Lazio ma ugualmente inserito dal governo nel decreto mille proroghe in corso di approvazioni dal Parlamento forse proprio per tentare di bloccare i numerosi ricorsi amministrativi in itinere. Un DPR che modifica, anzi stravolge, i criteri di assegnazione dei contributi escludendo di fatto le Tv private che operano in Regioni al di sotto dei due milioni di residenti. Peraltro ai fini della graduatoria il peso dei dati Auditel, in termini asoluti e non in percentuale dei residenti, è il doppio rispetto al parametro riferito al numero degli occupati. Una normativa dunque iniqua e irrazionale che mette a rischio il diritto e il pluralismo dell’informazione nelle dieci Regioni che non superano i due milioni di abitanti , viola il criterio del sostegno all’occupazione del settore e turba il principio della leale concorrenza. Contro tale scempio si sono schierati una trentina dei settanta editori tagliati fuori dai contributi i quali si sono dati appuntamento a Termoli , alcuni presenti di persona e altri intervenuti in videoconferenza. Tra questi Telesirio, Telemax ,Tele Sardegna ,Sardegna 1, GRP Piemonte, canale 7 Puglia , Tele Foggia ,Tele Cagliari ,Tv6 Abruzzo ,TvI, TLT Molise, Teleregione,Telemolise e Telemolise 2. Alla riunione hanno partecipato anche gli avvocati Giuseppe Ruta , Massimo Romano e Margherita Zezza che difendono gli interessi degli editori e, di conseguenza, dei loro dipendenti che rischiano di perdere il posto di lavoro, nonché il Presidente di Asso stampa Molise Giuseppe Di Pietro. Altri editori hanno già preannunciato la loro adesione. Duri i comnenti dell’editore e del Direttore di Telemolise e Tv6 Quintino Pallante e Manuela Petescia , del Direttore di Telemax Leda D’Alonzo e degligli avvocati Pino Ruta , Massimo Romano e Margherita Zezza. Prossimo appuntamento agli inizi di Settembre a Roma per una grande manifestazione con i settanta editori al momento esclusi dai finanziamenti e con alcune centinaia di lavoratori, giornalisti e tecnici , che stanno rischiando il proprio posto di lavoro per una norma che sostiene l’oligopolio dell’informazione e penalizza il pluralismo e il diritto dei cittadini.