La Conferenza Stato-Regioni ha approvato il Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa 2019-2021 elaborato dal Ministero della Salute. Diverse sono le novità introdotte, tra cui: la fissazione dei tempi massimi di attesa per tutte le prestazioni e non più solo per una loro piccola parte. I pazienti non dovranno più uscire dalle strutture sanitarie senza la prescrizione e senza la prenotazione, il cittadino sarà quindi preso in carico automaticamente. Ci saranno inoltre la possibilità di accedere alle strutture durante le ore serali e nel fine settimana; il possibile blocco dell’attività libero professionale, il coinvolgimento delle Associazioni dei cittadini e la massima trasparenza per le agende di prenotazione. Tutte le novità introdotte devono però essere recepite dalle Regioni entro 60 giorni dalla stipula dell’intesa e inserite nei rispettivi Piani regionali di Governo delle Liste di Attesa. Cittadinanza Attiva Molise rende noto che anche la Regione Molise sembrerebbe aver firmato in queste ore il recepimento e la messa a punto del proprio Piano regionale di Governo delle liste di attesa, ma – si chiede – come lo avrà fatto?
Infatti, se l’ambito territoriale di erogazione non venisse individuato nei Distretti, ma esteso a tutto il territorio regionale, non cambierebbe nulla, dice Cittadinanza Attiva, perchè i disagi ricadrebbero ancora una volta solo sui pazienti. Si correrebbe il rischio che i cittadini, anche per esami specialistici o strumentali di lieve entità, possano essere costretti a spostamenti su tutto il territorio regionale. Cittadinanza Attiva Molise si aspetta, quindi, in attuazione del principio di prossimità e raggiungibilità, stabilito dal Piano Nazionale, che l’ambito territoriale di garanzia per l’erogazione delle prestazioni venga identificato, dai Commissari Giustini e Grossi, con i tre Distretti. Intanto, restando in tema della ricerca di chiarezza nella nebbia degli annunci e programmi di questi giorni, qualche perplessità è stata sollevata sulla partecipazione del direttore generale della salute della Regione Molise, al recente incontro con i vertici della Sanità regionale della Campania, per l’accordo di confine sul potenziamento dei servizi dell’ospedale di Venafro. La domanda è: ci può essere davvero speranza di nuova vita per un ospedale destinato – nel nuovo piano sanitario regionale – ad erogare solo servizi ambulatoriali?
Davvero si può pensare che un ipotetico ospedale di area vasta, allargato a servizio dei comuni della provincia di Caserta, possa essere finanziato da una Regione, come la Campania, che al Molise non versa puntualmente neanche le compensazioni per i ricoveri dei suoi pazienti negli ospedali pubblici e privati della nostra regione?
Far ripartire il Pronto Soccorso, Rianimazione e Chirurgia, a Venafro, vuol dire disporre di medici e mettere sul tavolo milioni di euro che non hanno né la Regione Molise, né quella campana che, a sua volta, sta chiudendo tutti i piccoli ospedali.