Undici pullman per un totale di circa cinquecento persone, in partenza da Isernia, Agnone, Venafro e Termoli, praticamente tutti i centri del Molise, che si sono visti tagliare reparti, servizi e posti letto. Tanti studenti, ma è mancata, ed è un fatto significativo, la presenza di Campobasso. Ha fatto male allo spirito unitario di una iniziativa, che è comunque regionale, l’assenza di qualunque rappresentante del capoluogo regionale, cittadino o politico che sia. La spiegazione che hanno dato i rappresentanti degli altri centri molisani è stata di carattere campanilistico, legandola al fatto che tutti i servizi ospedalieri tolti a Venafro, Isernia, Agnone, Larino e Termoli sono stati accentrati a Campobasso. Perchè quindi, è stato detto, i campobassani avrebbero dovuto protestare con noi?
Così un Molise piccolo, microscopico e messo in ginocchio da Roma, continua a dividersi attorno ad interessi campanilistici, finendo di aggravare una situazione già drammatica. Divide et impera dicevano i romani e così continua ad essere dopo duemila anni.
Altro punto dolente, la mancanza di una classe politica arroccata alle sue poltrone e totalmente insensibile al grido di dolore che viene dal territorio. Uniche eccezioni quella di Aida Romagnuolo, dell’ex parlamentare Laura Vennitelli, della segretaria del Pd di Isernia, Maria Teresa D’Achille, del coordinatore di Italia in Comune, Oreste Scurti, e di diversi sindaci altomolisani, con l’aggiunta del sindaco di Larino Puchetti.
In pratica un pugno di politici, neanche un parlamentare e neanche un rappresentante dei due comuni capoluogo e delle due province.
Soli, ma non disperati per questo, i manifestanti capeggiati dall’ideatore e promotore della protesta, Emilio Izzo, dopo un sit in in piazza Montecitorio, hanno incontrato il ministro del Sud Provenzano e di seguito le persone più vicine al minsitro della Salute Speranza.
Così con questi due incontri si è conclusa la spedizione romana di cinquecento molisani che hanno sacrificato una giornata di lavoro o di studio per gridare la loro rabbia a Roma.
Non sottovalutiamolo il malessere che li ha spinti nella capitale, non era mai successo, l’ultima volta fu cinquanta anni fa, quando un corteo in partenza di Isernia anndò a Roma a chiedere la Provincia.