Ieri sera il discorso della fase due a partire dal 4 maggio da parte del presidente Conte. Nessuna novità sostanziale sugli allenamenti rispetto a quello che si vociferava alla vigilia. Prima il premier, poi Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport, ha spiegato, in modo più chiaro, la posizione del Governo per lo sport e il calcio. In primis riprende l’attività sportiva e motoria nei parchi con distanza di sicurezza, ma anche l’allenamento degli atleti professionisti. Questo è un modo per far ripartire gli sport a livello individuale come tennis, nuoto e discipline analoghe. Poi per gli sport di squadra come il calcio bisognerà attendere ancora: si ripartirà il 18 maggio con gli allenamenti, sempre se ci saranno le condizioni di sicurezza in queste settimane e se verrà confermato lo stato della situazione. La FIGC ha presentato un protocollo e ieri, parole del Ministro Spadafora, il Comitato tecnico-scientifico non l’ha ritenuto ancora adeguato, bisognerà dunque modificarlo. Solo in quel momento si potrà decidere se il calcio potrà ripartire o meno. Insomma ripartenza si ma limitata, e oggi sicuramente non c’è ancora certezza che il campionato di serie A possa riprendere, bisognerà dunque valutare giorno per giorno i provvedimenti del Governo e adeguare il protocollo stilato dalla Figc.

L’Uefa ha fornito una data definitiva entro il 25 maggio ogni federazione nazionale dovrà fornire all’esecutivo europeo la volontà di proseguire i campionati o di chiuderli. Una dead line non superabile decisa dalla lega europea per stilare il calendario dei lavori. In merito alla fine delle attività l’ Olanda è il primo Paese a chiudere ufficialmente il campionato senza concluderlo sul campo. La decisione arriva dopo il decreto del governo che ha vietato ogni attività sportiva fino a settembre. La KNVB, la federcalcio oranje, ha deciso di non assegnare il titolo, di bloccare promozioni e retrocessioni e di assegnare le posizioni per le prossime coppe europee, secondo meriti sportivi. La Uefa non dovrebbe opporsi, Ceferin ha sempre dato l’ultima parola ai governi nazionali, ed è questo il caso. Detto ciò non mancano le polemiche: qualcuno parla di decisione giusta, altri dicono che si tratta del più grande scandalo nella storia del calcio olandese. La questione chiudere o no, su la base del provvedimento del premier Rutt, è stata messa ai voti tra i 18 club di Eredivisie e i 16 di Eerste Divisie: 16 favorevoli, 9 contrari, 9 astenuti. Non una maggioranza assoluta, dunque. Chiusura, con otto giornate ancora da giocare e che non si giocheranno. All’Ajax è stato assegnato il primo posto ma senza titolo (prima volta che non viene assegnato) e dunque la qualificazione ai playoff di Champions 2020-21, l’Az secondo va al secondo turno preliminare di Champions ma protesta perché era a pari punti con l’Ajax e sotto soltanto per differenza reti. Feyenoord terzo ai gruppi di Europa League e così via. Sentimenti contrastanti sul fondo dell’Eredivisie e sulla cima dell’Eerste. Ado Den Haag e Waalwijk erano in fondo, lontanissime dalla zona salvezza. Resteranno in Serie A, infuriati invece i club che comandavano la serie B.
Crediamo, in chiusura, che il modello olandese sia davvero impercorribile sotto ogni punto di vista, almeno per i campionati maggiori. La Liga, la Serie A e i grandi tornei del vecchio continente vogliono tornare a giocare proprio per evitare situazioni del genere