L’inquinamento a Venafro e dintorni. Argomento periodicamente in cronaca, data la sua delicatezza. In effetti se n’è letto ancora una volta settimane addietro sotto la spinta di associazioni che s’interessano del tema. Queste hanno ribadito l’insistenza di diffuso inquinamento ambientale a Venafro e nell’estremo Molise dell’ovest sollevando conseguenti apprensioni nell’opinione pubblica, dal che l’opportunità di approfondire per cercare di fare chiarezza contribuendo, ammesso che ci si riesca …, a rasserenare gli animi riportando la questione nel solco della sua effettiva realtà. Nelle ultime settimane, e in pieno covid 19, è stato osservato che alle date del 17 e 21 marzo scorsi nel Venafrano i valori del PM 10 sono stati rispettivamente di 44 e 47 mg, cioè alti, asserendo che in concomitanza i riscaldamenti domestici erano spenti dal che la possibilità che il presunto inquinamento scaturisse da attività lavorative della zona, data l’assenza del traffico su gomma causa le restrizioni da covid 19. “Non è vero che i riscaldamenti nel periodo erano spenti – ribatte il prof. Nicandro Silvestri, attento osservatore del fenomeno- anche se per legge dovevano esserlo. In realtà così non è stato perché il freddo quest’anno si è protratto oltre il mese di marzo, tanto è vero che il Sindaco di Isernia aveva prorogato l’accensione delle caldaie sino al 25 aprile”. Ancora il nostro: “Per quanto riguarda poi le due giornate del 17 e 21 marzo, deve essere considerato che in tale periodo erano state registrate le classiche condizioni meteorologiche con calma assoluta di vento che hanno favorito l’accumulo di quei valori. In particolare, è bene ricordarlo, il 21 marzo abbiamo avuto una condizione di stabilità atmosferica con calma assoluta di vento per l’intera giornata. La verità, adesso, è che dal 18 febbraio, ultimo giorno in cui si è verificato l’ennesimo sforamento della stagione, le cose sono andate progressivamente e decisamente migliorando. A tale riguardo deve essere anche ricordato che storicamente il fenomeno degli sforamenti si verifica solo nel periodo che va dalla metà di novembre alla metà di febbraio”. Ed allora, come concludere? “Ritengo -chiude Silvestri- che le cause principali degli sforamenti nell’ambito urbano di Venafro, e non nell’intera Piana, siano determinate dalla particolare condizione orografica del territorio e dal riscaldamento domestico in concomitanza con condizioni meteorologiche di stabilità atmosferiche caratterizzate da calme di vento che si verificano con frequenza variabile, in tale periodo, soprattutto nelle ore serali. La soluzione del problema, pertanto, passa solo attraverso l’efficientamento energetico degli edifici con opere di coibentazione delle pareti e delle coperture con l’installazione di pannelli solari o di impianti alternativi che portino al superamento dei camini tradizionali e, soprattutto, delle caldaie a pellet assai diffuse negli ultimi tempi”. Una voce, questa appena riferita, rasserenante in fatto di ambiente venafrano e sua salvaguardia per la migliore salute di tutti.
Tonino Atella