L’emergenza Covid-19, la sua aggressiva virulenza, la facilità del contagio e le sue spaventose conseguenze, hanno costretto persone e famiglie ad una forzata clausura andata avanti dal 9 marzo al 3 maggio scorso, onde limitare il diffondersi della pandemia e l’aggravarsi di un bilancio già profondamente drammatico. A tale proposito, il nostro deferente pensiero alle persone scomparse e alle loro famiglie. La nostra vicinanza a chi ancora lotta contro il virus.
Il famigerato lockdown, la restrizione della mobilità, ha creato problemi nelle esigenze quotidiane anche minime, delle famiglie che si sono trovate ad affrontare una situazione difficilmente riscontrabile nella storia universale. In questo difficile contesto si sono segnalati all’attenzione dell’opinione pubblica ricevendo una generale e piena gratitudine: medici, ricercatori, studiosi, infermieri, personale a vario titolo di ospedali, case di riposo, servizi essenziali, attività commerciali rimaste aperte, le forze dell’ordine e la Protezione Civile, i volontari e tanti altri ancora che, facendo semplicemente il proprio dovere hanno non solo curato, assistito, confortato, i malati (cui fra l’altro è forzatamente mancata la vicinanza degli affetti familiari) ma si sono occupati anche delle esigenze di tutti gli altri cittadini nella vita di tutti i giorni.
Eroi per caso, come nel famoso film? Senza enfasi, il tutto si può ricondurre ad un salutare, proficuo e quanto mai opportuno senso di responsabilità e civiltà.
Alle tante storie raccontate su scala mondiale dai media, in questo periodo di pandemia, si aggiunge quella che ha per protagonista il signor Giovanni Labbate, pensionato, ex impiegato della Comunità Montana “Alto Molise”. La sua è una piccola, bella, significativa e concreta storia di amore per le persone e per il suo borgo: Villa Canale. Da sempre Giovanni si occupa di tutto: servizi, attività, cultura, sport, turismo, associazionismo e quant’altro. In questo periodo di clausura forzata poi, ha saputo essere vicino alla propria gente, come solo lui poteva riuscire. Si è prodigato facendo la spola coi medici di famiglia e le farmacie; garantendo la spesa quotidiana; le faccende domestiche; il pagamento delle bollette e tanto altro ancora fosse solo il semplice saluto quotidiano per far sentire meno soli gli anziani di Villa Canale. Un atto di eroismo? Ma no Giovanni ne sorriderebbe. Ma se il suo operato non è eroismo, cos’è? Certamente un esempio di amicizia, generosità, disponibilità, spontaneità, un modo di intendere la vita che rende migliori se stessi e il nostro prossimo. A Giovanni Labbate si deve solo guardare con la meritata gratitudine e possibilmente cercare di imitarne l’esempio. Di cuore lo ringraziano i suoi tanti amici che vivono lontano, che hanno i propri cari rimasti a Villa Canale. Amici che hanno voluto dare risalto a questa bella semplice storia, ai tempi del Coronavirus.
I Responsabili del gruppo Tassisti di Roma: Tonino Schiappoli, Arnaldo Sabelli, Franco Amicone, Adi Cianci, Antonio Cirulli.
(Tonino A. Palomba)