Il degrado, l’incuria e l’inciviltà segnalati alla nostra redazione di Isernia da tanti cittadini stanno raggiungendo il livello di guardia. Le ultime segnalazioni riguardano la zona di Santo Spirito, la strada, per intenderci, che porta al cimitero. E proprio nel luogo che, per destinazione naturale, dovrebbe ricevere le maggiori cure e il maggior rispetto da tutti noi, nel luogo destinato al riposo dei nostri cari scomparsi, ci hanno segnalato una discarica a cielo aperto. Ovvero, ci sono delle persone molto incivili, oltre ogni soglia, che vanno a buttare immondizia e sterrato in un angolo esterno nascosto del camposanto, un angolo dove oggi si trova ogni rifiuto possibile, quando è risaputo che per lo sterrato e per i rifiuti ingombranti esiste la possibilità di conferirli gratuitamente al gestore del servizio di raccolta.
E non finisce qui, infatti incamminandosi per via Santo Spirito si intravede, al limitare della strada stessa e in mezzo ai fabbricati nuovi, un rudere, ricoperto da spine e fogliame di vario genere. È il rudere della chiesetta di Santo Spirito che si vuole realizzata grazie a San Pietro Celestino intorno al milleduecento.
La data di fondazione di S. Spirito di Isernia risale all’anno 1272, quando un Filippo Benvenuto e donna Gabriella, sua moglie, donarono, all’eremita Pietro Angelerio, un loro terreno posto fuori le mura della città, mentre lo storico locale, il Ciarlanti, parla di un fondo paterno.
La costruzione fu romanica, con mura poderose, contrafforti, volte a botte ed a crociera, un solenne portale d’ingresso, il cui architrave poggiava su mensole aggettanti a protrome umana.
Insomma niente di particolarmente eclatante, ma in quel luogo, una volta isolato, si respirava aria di solennità e pace di sapore francescano. Ebbene guardate oggi com’è ridotto, in altre città e in altri contesti, sarebbe un punto di richiamo turistico. La chiesetta di San Pietro Celestino, il papa di Isernia, oggi è invasa dalle sterpaglie, senza che nessuno faccia nulla per impedirlo.