Nella recente pubblicazione del report del “Programma Nazionale Esiti Edizione 2019”, sviluppato da AGENAS, per conto del Ministero della Salute, per fornire valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure, prodotte nell’ambito del servizio sanitario nazionale, viene riportata la mortalità a 30 giorni dei pazienti ricoverati per infarto miocardico. Si tratta del parametro che indica l’efficacia e la tempestività delle cure per una patologia tempo-dipendente ad alta mortalità. I dati pubblicati dicono che la mortalità a 30 giorni, dei pazienti affetti da infarto miocardico a livello nazionale, è del 7.5%, nel Molise è del 4.9%, così suddivisa nelle tre unità coronariche regionali:
Ospedale Veneziale di Isernia mortalità, 2.56%; Ospedale Cardarelli di Campobasso, 4.17%; Ospedale S.Timoteo di Termoli, 8.06%.
Complessivamente in Molise, la mortalità a 30 giorni per infarto miocardico è nettamente inferiore rispetto alla media nazionale. Da evidenziare infine come, nei tre reparti di Cardiologia con unità coronarica della Regione, la mortalità più bassa si registri nell’Ospedale Veneziale di Isernia, nel reparto diretto dal primario Carlo Olivieri.
Restando in tema, da segnalare anche un altro dato positivo per il Molise, diffuso dalla Fondazione Gimbe, relativo alla migrazione dei pazienti tra le regioni. Il Molise è primo per il saldo pro-capite, la Calabria ultima. La nostra è la regione che guadagna di più dalla migrazione ospedaliera, grazie soprattutto al potere attrattivo di Neuromed e Cattolica. Annualmente vengono effettuate le compensazioni finanziarie tra Regioni su 7 flussi finanziari e il Molise conquista il podio nella classifica per saldo pro-capite.