di Andrea Nasillo
La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di Appello: Don Marino Genova dovrà scontare 4 anni e 10 mesi di reclusione perché ritenuto responsabile di abusi sessuali ai danni di Giada Vitale. Rigettato il ricorso presentato dall’avvocato Carlo Taormina, difensore del prete. I fatti nel 2009, tra le mura della sacrestia. La ragazza di Portocannone aveva 13 anni e partecipava come organista alla vita della comunità parrocchiale guidata da Don Marino. Solo dopo 3 anni Giada si confidò prima con una parrocchiana e poi denunciò i fatti alla procura di Larino e al vescovo Gianfranco De Luca
Un’indagine lunga e articolata, divisa in due faldoni. A don Marino è stata riconosciuta la responsabilità penale degli abusi nel periodo che precedeva il compimento del quattordicesimo anno di età della ragazza, quindi per due mesi, da aprile al 20 giugno 2009. Dai 14 e per i tre anni successivi, infatti, il Tribunale di Larino ha ritenuto Giada Vitale consapevole e dunque ‘consenziente’, archiviando così il procedimento.
In primo grado Don Marino era stato condannato a sei anni, poi in Appello a 4 anni e 10 mesi perché riconosciute le attenuanti di minore gravità, ossia che gli atti sessuali non fossero completi.
“Sono contenta in parte e reputo che nei miei confronti sia stata fatta una giustizia parziale, ma accolgo questa prima vittoria – ha commentato Giada Vitale su Facebook – come spinta per poter ancora combattere in altre sedi”.
La lunga battaglia legale intrapresa da Giada, che oggi ha 25 anni, però, non è ancora conclusa. C’è attesa infatti per il risarcimento danni di un milione di euro chiesto dagli avvocati della ragazza, Pietro Cirillo e Pasquale Mautone, che nei mesi scorsi hanno notificato un atto di costituzione in mora alla Diocesi di Termoli – Larino, alla Parrocchia di Portocannone e a Don Marino Genova.