Si spengono di nuovo le luci nei teatri, nelle sale da concerto, nei cinema, si fermano festival, convegni, presentazioni, si torna in quel tempo sospeso che abbiamo conosciuto tutti drammaticamente a marzo e ci si torna nel momento in cui il mondo della cultura, abituato da sempre a autorigenerarsi, cominciava dignitosamente a programmare, a riallacciare i fili del rapporto sempre speciale e mai scontato con il pubblico, tra timori, speranze e accortezze.
Si torna a vivere quello che si era già vissuto nella consapevolezza che nei luoghi della cultura è stato fatto tutto ciò che andava fatto in termini di sicurezza, nella convinzione che chi ha frequentato teatri, auditorium, cinema non ha abbandonato mai l’attenzione necessaria alla tutela della salute propria e degli altri. Eppure il rigore non è bastato a salvare un settore già profondamente in sofferenza, troppo spesso dimenticato, su cui, di DPCM in DPCM, mentre si restringevano, a ragione, gli spazi di azione, fino alla chiusura completa, non si aprivano orizzonti di un effettivo sostegno, tempestivo e adeguato.
Voci autorevoli di grandi artisti si sono alzate in questi giorni con estrema ponderatezza a ricordare come la cultura è anche welfare, sostegno materiale e psicologico, tanto più necessario in momenti complessi e destabilizzanti come quello attuale, a chiedere un’attenzione, una cura raramente riconosciuta agli operatori del mondo delle arti.
Ogni qualvolta si spengono le luci di un teatro, si interrompono festival e iniziative che hanno costruito la propria forza anche sulla continuità, ogni qualvolta un cinema ferma le proprie proiezioni e i musicisti fanno tacere i propri strumenti, si perde una pagina della storia del nostro Paese, della dignità di chi rende il mondo un posto più vivibile, si bruciano posti di lavoro, si dissolve un sistema valoriale e culturale che, normalmente, è il primo a crollare in momenti di difficoltà, ma il più lento a rigenerarsi.
Nella assoluta consapevolezza della terribile situazione che stiamo attraversando, della necessità di interventi straordinari e restrittivi, della priorità della salute rispetto a ogni altro aspetto, ribadiamo la nostra preoccupazione per il settore, la vicinanza agli operatori culturali e la ferma richiesta rivolta al Ministro Franceschini perché della cultura si occupi, ora più che mai, con interventi progettuali di profondo sostegno e di ampio respiro.