Situazione sotto controllo o disastro totale? In Molise l’emergenza sanitaria in atto alimenta una guerra senza esclusione di colpi che contrappone chi fornisce un quadro locale che alla fine è migliore rispetto a quello di molte altre regioni e chi invece fotografa solo caos. Proviamo a vedere utilizzando solo fatti e numeri come stanno le cose.
Partiamo dai tamponi. I tempi di attesa si sono estremamente allungati, si aspettano anche 20 giorni per fare il test e sono sempre più numerosi i molisani che restano per settimane reclusi in casa in attesa di essere convocati dall’Asrem. Si cerca di correre ai ripari facendo tamponi a tutte le ore. Queste immagini sono state girate poco prima delle 8 di sera al Cardarelli. Decine e decine di bambini delle scuole di Riccia e Campobasso sono stati convocati di domenica per fare il test. Davanti all’ospedale code e famiglie che hanno atteso anche in auto il loro turno.
Del resto con il dilagare del virus per ogni cittadino si sono moltiplicati i contatti a rischio e se prima erano tanti i comuni senza contagi oggi la situazione è drasticamente cambiata in peggio.
Quanto invece all’ospedale che accoglie i malati di covid, al Cardarelli ci sono in questo momento due scenari diversi tra la situazione in Rianimazione e quella di Malattie infettive.
Nella terapia intensiva, dove ci sono i casi critici, quelli con la vita a rischio, attualmente sono 7 i pazienti ricoverati mentre i posti disponibili (tenendo conto di quelli già predisposti e quelli attivabili) sono complessivamente 27. Siamo dunque attorno al 25 per cento dei posti occupati e non a caso in Molise non è nella graduatoria appena pubblicata delle 11 regioni che hanno superato la soglia critica del 30 per cento, graduatoria che vede in testa l’Umbria con il 54 per cento dei posti già occupati.
Situazione diverse in Malattie infettive. Qui prima dell’emergernza covid i posti previsti erano appena 2. Oggi dopo mesi di pandemia ne sono stati attivati 60 e in queste ore sono praticamente quasi tutti occupati.
Si sta lavorando per spostare alcuni pazienti con altre malatie dai reparti di Medicina e Urologia nelle strutture private convenzionate in modo tale da recuperare altri posti letto in questi reparti da destinare a casi di covid.
Questa situazione causa molte denunce pubbliche di casi di presunta malasanità dai parenti dei pazienti. Il caso più eclatante è quello reso noto dai familiari di una donna 95enne di Isernia morta nei giorni scorsi. L’anziana era deceduta da 24 ore e nessuno per un giorno intero ha avvisato i parenti. “La salma è rimasta per tutto questo tempo abbandonata all’obitorio – scrivono in una lettera – vogliamo risposte perché non si può calpestare la dignità di un essere umano”.
Affida ad una lettera tutta la sua rabbia anche il figlio di un 73enne di Riccia, anch’esso morto nei giorni scorsi al Cardaelli. “Mio padre dopo essere stato dieci giorni in quel reparto ci ha supplicato di portarlo via riferendoci di aver passato intere giornate senza visite mediche e senza alcuna assistenza sia igienica che psicologica. Quando ho parlato con i medici mi hanno detto che manca il personale per far fronte ad un numero cosi elevato di pazienti e che loro in tempi non sospetti avevano chiesto il potenziamento del reparto rimanendo inascoltati”.