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sabato, Novembre 30, 2024

Plasma iperimmune, parte la sperimentazione anche in Molise

AttualitàPlasma iperimmune, parte la sperimentazione anche in Molise

Massimo Franchini, responsabile del Centro Trasfusionale dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, uno dei pionieri a livello nazionale della terapia anti Covid con il plasma iperimmune, conferma a Telemolise la notizia dell’avvio dei contatti con la sanità molisana: «Ho incontrato il generale Angelo Giustini, insieme al dottor Domenico Di Baggio, Ufficiale Superiore medico dell’Esercito Italiano, perchè, per la loro attività di programmazione e ricerca, mi hanno chiesto di conoscere nel dettaglio la metodologia relativa alla terapia col plasma iperimmune che stiamo sperimentando da tempo a Mantova. E, da quanto mi risulta, la raccolta di plasma è iniziata anche in Molise, all’ospedale Veneziale di Isernia». Tra poco il professor Franchini pubblicherà i risultati scientifici della sua attività, intanto si può dire che la terapia con plasma da soggetti convalescenti prevede il prelievo da persone guarite dal Covid-19 e la sua successiva somministrazione a pazienti affetti da Covid-19. Il candidato donatore dovrà rispondere ai requisiti per l’idoneità previsti dalla normativa trasfusionale e a requisiti specifici per il Sars-CoV-2 per poter donare plasma iperimmune. Sarà il medico responsabile della selezione del donatore ad esprimere il giudizio d’idoneità alla donazione di plasma iperimmune, analogamente a quanto avviene in tutti i casi di donazione di sangue o emocomponenti. Prima della somministrazione il plasma iperimmune viene sottoposto ad una serie di test di laboratorio, anche per quantificare i livelli di anticorpi “neutralizzanti” (il cosiddetto “titolo”), e a procedure volte a garantirne il più elevato livello di sicurezza per il ricevente. La trasfusione è utilizzata per trasferire questi anticorpi anti-SARS-CoV-2, sviluppati dai pazienti guariti, a quelli con infezione in atto che non ne abbiano prodotti di propri. Gli anticorpi (immunoglobuline) sono proteine coinvolte nella risposta immunitaria che vengono prodotte dai linfociti B in risposta ad una infezione e “aiutano” il paziente a combattere l’agente patogeno (ad esempio un virus) andandosi a legare ad esso e “neutralizzandolo”. Tale meccanismo d’azione si pensa possa essere efficace nei confronti del SARS-COV-2, favorendo il miglioramento delle condizioni cliniche e la guarigione dei pazienti. Il plasma da soggetti convalescenti è stato utilizzato in un recente passato durante le epidemie di SARS nel 2002 ed Ebola nel 2015, e negli ultimi mesi sono stati pubblicati su diverse riviste scientifiche i risultati di alcuni studi clinici internazionali ed italiani. Inoltre, diverse sperimentazioni cliniche in corso nel mondo, tra cui quelle in corso a Mantova,  stanno cercando di verificare se la terapia con il plasma iperimmune sia efficace. L’eventuale efficacia della stessa potrà essere dimostrata solo dai risultati di studi clinici che mettano a confronto pazienti trattati con plasma iperimmune e pazienti trattati con altra terapia, ovvero i cosiddetti “trial clinici randomizzati”.

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