“Siamo diventati una regione che necessita di tutto. In questa condizione insopportabile, Donato Toma continua a sentirsi ospite nei tavoli che gestiscono l’emergenza che stiamo vivendo e non si rende conto che lui è il presidente della regione Molise. Per cui, da costituzione, lui è responsabile di tutto ciò che accade in Molise inteso come territorio non come ente”. Lo afferma in una nota l’ex presidente della regione Michele Iorio. “Ho la sensazione – prosegue – che le decisioni per la gestione della rete ospedaliera per l’emergenza Covid siano state prese, in questo anno, in base alla simpatia o antipatia di chi proponeva soluzioni. Ci ritroviamo così che la regione, intesa non come ente, ribadisco, ma come territorio e popolazione, è sprovvista delle più elementari strutture di rianimazione. C’è difficoltà persino nell’approvvigionamento di ossigeno indispensabile per la cura del Covid. L’ospedale Cardarelli di Campobasso ha 90 pazienti Covid su 120 ricoveri. Quindi l’unico centro regionale per le emergenze tempo dipendenti è di fatto chiuso”. Iorio conclude: “Il Molise ha sul suo territorio strutture per essere adibite a soluzioni rapide e stabili. Eppure si persevera sulla costruzione di una struttura al Cardarelli che da un punto di vista temporale non dà tranquillità. Si preferiscono soluzioni momentanee che prevedono tre strutture mobili con tre equipe diverse. Mi chiedo: non sarebbe preferibile concentrare sforzi economici e organizzativi verso soluzioni più durature che diano maggiore tranquillità ai molisani? Perché la pandemia non ci abbandonerà tra pochi mesi. Dovremo farci trovare pronti per almeno un altro anno, a voler essere ottimisti. Non riesco a farmi una ragione su come si possa continuare ad insistere su questa strada palesemente sbagliata, che sta portando a numerosi morti, che sta costringendo i nostri cittadini ad essere trasferiti fuori regione per potersi curare. Non riesco a capacitarmi su come sia possibile restare indifferenti al dolore della nostra popolazione. Si chiede di cambiare strada non per ammettere che avete sbagliato. Cambiare strada lo impone la coscienza di chi avrebbe il dovere di proteggere il suo popolo, non di abbandonarlo. Errare è umano, perseverare è diabolico”.