Una morte che si poteva evitare quella di Bruno Pallotta, conseguenza diretta, per la Procura di Isernia, che indaga sei persone per omicidio colposo, di più errori commessi da più persone. La catena dei soccorsi quel giorno non funzionò a dovere e Bruno Pallotta morì in fondo ad una scarpata per una brutta ferita alla gamba che provocò una perdita di sangue fatale per il 49enne allevatore di bovini titolare con i parenti dell’omonimo e famoso caseificio Pallotta. L’indagine è dei Carabinieri di Agnone.
Era il novembre del 2019 quando l’allevatore 49enne, cadde in un dirupo mentre portava le sue mucche al pascolo nei pressi di Capracotta. Inefficaci e in ritardo le operazioni di soccorso, tanto che Bruno Pallotta morì a seguito del trauma riportato. L’uomo, mentre era in cerca di una mucca, che si era allontanata in località San Nicola, precipitava in una scarpata, lui stesso allertava telefonicamente il cognato che chiamava i soccorsi. Fu contattata la centrale dei Vigili del Fuoco, sul posto i parenti di Bruno e il 118 di Agnone, ma fu difficile raggiungerlo e soccorrerlo tempestivamente. Fu chiesto anche l’intervento di un elicottero, che però non potette completare l’operazione di soccorso perché non gli fu indicata in tempo la posizione precisa e col far della sera fu costretto a volare via. Nella tarda serata il corpo di Bruno Pallotta fu finalmente recuperato dai familiari e dal Soccorso Alpino, ma per lui non c’era più nulla da fare. Ora la procura sta indagando su sei delle persone coinvolte nei soccorsi, mal riusciti e mal organizzati, per accertare chi ha sbagliato e le responsabilità di una morte che si sarebbe potuta evitare.