Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono incrementate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%). E’ quanto emerge dai dati pubblicati dall’Istat nell’ambito dello studio ‘Le richieste di aiuto durante la pandemia’. Il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo, con picchi ad aprile e a maggio, ma soprattutto in occasione del 25 novembre, la giornata in cui si ricorda la violenza contro le donne, anche per effetto della grande campagna mediatica. La violenza segnalata al 1522 è soprattutto fisica, ma quasi tutte le donne hanno subito più di una forma di violenza e tra queste emerge quella psicologica. Rispetto agli anni precedenti, sono aumentate le richieste di aiuto delle giovanissime fino a 24 anni e delle donne con più di 55 anni. Riguardo agli autori, aumentano le violenze da parte dei familiari, mentre sono stabili le violenze dai partner attuali. Lo si legge nel report Istat ‘Le richieste di aiuto durante la pandemia’. Durante i primi 5 mesi del 2020 sono state ben 20.525 le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza (Cav), con differenze territoriali molto accentuate. In particolare, la media di donne accolte per Centro, pari a 73, arriva a 108 nel Nord-est e a circa 95 nel Centro. I Cav delle Isole e del Sud hanno invece accolto rispettivamente una media di 43 e 47 donne. Tuttavia il Sud anche negli anni precedenti presentava una media minore di donne accolte rispetto alle altre ripartizioni. Tra le donne che si sono rivolte ai Centri nei primi 5 mesi del 2020, l’8,6% lo ha fatto proprio a causa di circostanze scatenate o indotte dall’emergenza dovuta al Covid-19, come ad esempio la convivenza forzata, la perdita del lavoro da parte dell’autore della violenza o della donna. Le regioni che presentano percentuali sopra la media sono il Lazio, il Veneto, la Sicilia, la Sardegna e la Lombardia.
S.L.