Sulla partenza della settimana corta nelle scuole di Agnone è intervenuto anche il sindacato della UIL Molise. In una nota, la Sezione Territoriale di Isernia ha sottolineato come gli studenti, soprattutto quelli di piccola età, non siano pronti ad affrontare un monte ore giornaliero di lezione più lungo.
Secondo l’Unione Italiana del Lavoro, inoltre, ci sarebbero anche delle problematicità legali riguardanti l’attivazione della settimana corta a partire dal rientro a scuola dopo le vacanze natalizie.
Di seguito, la nota integrale a firma di Ferdinando Mancini: “Dalle molteplici segnalazioni pervenute, dal comunicato stampa e dal decreto della DS che compaiono sul sito dell’Istituto Omnicomprensivo “G. N. D’Agnillo” di Agnone, si apprende che l’Istituto -al ritorno delle vacanze natalizie- organizzerà l’orario delle lezioni in cinque giorni settimanali, con conseguente chiusura della scuola ogni sabato. Tralasciamo le considerazioni di carattere didattico che spettano al collegio dei docenti, ma che hanno visto varie scuole italiane sperimentare questa soluzione per poi recedere immediatamente perché gli alunni hanno evidenziato serie difficoltà a sostenere un ritmo di lavoro scolastico che prevede lezioni frontali di mattina e pomeriggio, o troppe ore al mattino, e ciô non aiuta certo l’apprendimento degli allievi, che nelle ultime ore hanno un calo fisiologico d’attenzione e sono molto stanchi; da aggiungere poi lo studio individuale. Gli alunni, specie quelli delle elementari, vista l’età, non sono pronti a sostenere un monte orario giornaliero particolarmente lungo. Si determinerà, pertanto, una riduzione delle ore effettive e produttive di didattica perché costringere un alunno in classe per cinque/sei ore al giorno riduce, e di molto, le capacità di apprendimento con il rischio di creare disamore verso lo studio e la scuola.
Inoltre nelle nostre zone di montagna le difficoltà sono centuplicate per gli alunni pendolari dalla situazione climatica, dall’orario dei mezzi di trasporto e dai tempi di percorrenza, con grosse difficoltà per arrivare in tempo almeno per l’inizio delle lezioni. Se pensiamo che l’orario dell’Istituto tecnico e dell’Istituto professionale è di 32 ore settimanali, ne consegue che per svolgere tale orario in cinque giorni si dovrà prolungare l’orario frontale il pomeriggio, soluzione impensabile per i pendolari considerato l’orario del trasporto pubblico, oppure si dovranno distribuire tali ore in mattinata, facendo un giorno sei ore di lezione e nei restanti quattro giorni sei ore e trenta minuti, che ognuno può immaginare quanto siano poco proficue didatticamente e che comunque non permetterebbero a tutti i pendolari di prendere i mezzi di trasporto arrivare in orario la mattina e ritornare a casa il pomeriggio. Neppure si può pensare ad una riduzione dell’ora di lezione, in quanto gli alunni riceverebbero grave nocumento non vedendo assicurato il monte ore settimanale e per i docenti si profilerebbe il caso di danno erariale, in quanto svolgerebbero meno ore di quelle stipulate per contratto.
Infatti il CCNL (art. 28, comma 7) stabilisce che “qualunque riduzione della durata dell’unità oraria di lezione ne comporta il recupero nell’ambito delle attività didattiche programmate dall’istituzione scolastica“, né si può parlare di “cause di forza maggiore determinate da motivi estranei alla didattica” (art. 28, comma 8), perché l’articolazione della didattica in sei giorni consente a tutte le scuole dell’Istituzione di svolgere l’orario previsto dalla relativa normativa. D’altronde lo stesso decreto della DS ricorda che tale modulazione dell’orario è da intendersi come “flessibilità oraria funzionale alle esigenze didattiche”. Si ricorda a tale proposito che l’abitudine inveterata di concedere permessi per l’entrata posticipata e l’uscita anticipata deve essere occasionale, non strutturale, perché l’alunno ha il diritto/dovere di partecipare a tutte le ore di lezione, che la scuola deve garantire in ogni caso. Per di più una tale novità doveva essere comunicata alle famiglie all’atto dell’iscrizione, non solo per dare loro la possibilità di fare una scelta consapevole, ma anche per promuovere e realizzare il Patto Educativo di corresponsabilità Scuola-Genitori-Alunni, al fine di un’autentica cooperazione scuola-famiglia alla progettualità e ai processi formativi, senza violare il Piano dell’Offerta Formativa. Non risulta che questa informazione sia avvenuta (lo affermano chiaramente i genitori sulla stampa locale che si allega), né tale organizzazione è presente nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (Triennio 2019/20-2021/22) né nel Piano di miglioramento (Triennio 2019-2022). La cosa strana, per non dire assurda, è che una tale strutturazione didattica verrà attuata a gennaio 2022, quindi quasi a metà dell’anno scolastico, in prossimità della chiusura del primo quadrimestre, quando per gli alunni gli impegni diventano più pressanti, scombussolando sia la pianificazione dei servizi programmati dai Comuni, non disponibili al cambio orario dei pullman, sia l’organizzazione delle famiglie e del personale scolastico. I genitori dei fuori sede sono preoccupati soprattutto per i trasporti, tutti per la riduzione dell’orario delle lezioni.
L’apertura della scuola il sabato non solo favorisce il rapporto scuola-famiglia, per i tanti genitori che sono liberi dal lavoro solo il sabato, ma alimenta l’economia agnonese perché i genitori pendolari preferiscono proprio il sabato per recarsi ad Agnone, incontrare i docenti e accedere al mercato settimanale e alle numerose altre attività locali. Non ci risulta che un cambiamento organizzativo cosi importante sia mai avvenuto in corso d’anno scolastico. Se c’era effettivamente la volontà di chiudere la scuola il sabato, si doveva cominciare con l’inizio dell’anno scolastico 2021-2022 e programmare tale opzione già dall’anno scolastico precedente, come norma vuole, in modo da dare la possibilità agli Enti Locali di organizzarsi, alle famiglie e al personale della scuola la possibilità di fare le proprie scelte. Il cambiamento in corso d’opera denuncia carenza di idee chiare, considerata l’assenza della mensa scolastica, visto che i minori non possono restare digiuni giornalmente per tante ore. A questo si aggiunge un fatto squisitamente sindacale. Il CCNL scuola (art. 22 comma 7) prevede che “la sessione negoziale di contrattazione integrativa è avviata entro il 15 settembre e la durata della stessa, ai sensi dei citati commi 6 o 7, non pub comunque protrarsi oltre il 30 novembre”.
Il Dirigente dell’Istituto non ha mai iniziato tale contrattazione integrativa, in cui si stabiliscono, tra l’altro, i criteri per l’articolazione dell’orario di lavoro del personale docente ed ATA, nonché i criteri per l’individuazione del medesimo personale da utilizzare nelle attività retribuite con il Fondo d’istituto. Non solo ci troviamo di fronte ad un evidente comportamento di condotta antisindacale, ma alla pretesa della Dirigenza di scompaginare da un giorno all’altro l’organizzazione del lavoro dei docenti, del personale ATA e delle rispettive famiglie.
Per i motivi suddetti invitiamo il Dirigente a sospendere, almeno per quest’anno, una riforma cosi radicale dell’orario delle lezioni nel bel mezzo dell’anno scolastico, al fine di programmare con largo anticipo un eventuale cambiamento, coinvolgendo a tempo debito ed effettivamente non solo le componenti dell’istituto (alunni, docenti, famiglie), ma anche i rappresentanti degli Enti Locali e le OO. SS. per la parte di loro competenza. Solo dal confronto e dal dialogo potrà sortire l’organizzazione scolastica più efficace e più idonea agli alunni e al territorio, evitando spiacevoli conflitti e polemiche.
Contestualmente, premesso che alla luce della legislazione scolastica, la “settimana corta” potrebbe essere illegale (si vedano le molteplici motivazioni diffuse in rete) perché il combinato disposto dell’art. 5 D.P.R. 8 marzo 1999 n. 275 e dell’art. 74 d.lgs. 16 aprile 1994 n. 297 non consente la “settimana corta”, si sollecita l’intervento della Direttrice dell’USR Molise affinché venga garantito il rispetto del CCNL, sia per prevenire incresciosi e incontrollati sviluppi, anche di natura legale, che certo non gioverebbero alla tranquillità della vita scolastica. Nella speranza che trionfi il buonsenso e la legalità, si inviano cordiali saluti e auguri di buon anno.”