Di Angelo Persichilli
Sergio Mattarella confermato dunque presidente della Repubblica italiana. È allo stesso tempo una buona e cattiva notizia.
È una notizia positiva perché vede confermato alla guida morale della Repubblica italiana un personaggio onesto, capace e rispettato in Italia e nel mondo. È invece cattiva per il modo in cui si è giunti a questa conclusione, causata cioè dal fallimento del sistema politico italiano. Anche nel passato ci sono state difficoltà nell’eleggere il presidente della Repubblica, ci sono voluti giorni e anche settimane. Questa volta invece sono bastati alcuni giorni per convincere tutti i nostri politici che non solo non c’era un accordo, ma nemmeno una remota speranza di trovarne uno. Come dire, abbiamo fallito; Sergio, Pensaci tu.
Di chi è la colpa?
La risposta più ovvia è la più facile: di tutti. Ma dire che la colpa è di tutti, è come dire che la colpa è di nessuno. E ciò è falso. Bisogna fare nomi.
E allora facciamoli concentrando l’attenzione sui leader a cominciare dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Quest’ultimo è stato il primo a scendere in campo all’inizio della partita, venendo però immediatamente espulso per somma di cartellini gialli accumulati negli ultimi anni. Ha detto di avere avuto i numeri ma ha fatto un passo indietro per amore dell’Italia. Sarà, io credo che i numeri non c’erano. Comunque sia, si è seduto in panchina mandando gli altri in campo gli altri facendo finta di fare l’allenatore.
Matteo Salvini è quello che ha lavorato più di tutti per portare a casa un risultato, ha cercato varchi, è il caso di dirlo, a destra e a sinistra. Alla fine, è stato sgambettato dai suoi avversari diretti, leggi Enrico Letta, e tirato educatamente per la giacchetta da dietro dai suoi compagni di coalizione, leggi Meloni e lo stesso Berlusconi. Credeva di trattare a nome del centrodestra ma dietro di lui c’era il vuoto. E gli avversari lo sapevano.
C’è quindi Giorgia Meloni, la più articolata e astuta del gruppo ma che comunque ha perso sonoramente. Non solo ha mancato di raggiungere l’obbiettivo vero cui lei agognava, cioè andare subito alle urne, ma anche perché si troverà a lavorare in una coalizione frantumata con un potere politico ridotto. Sarà obbligata a rimanere in Parlamento fino alla fine della legislatura alla guida di un piccolo partito che, a meno di imprevisti, non avrà molta influenza sui destini politici ed economici dell’Italia.
Ma se la destra piange, la sinistra non ride.
C’è Enrico Letta alla guida di un partito ombra il cui unico obbiettivo politico era la sconfitta di Salvini. È un partito senza idee programmatiche e frantumato all’interno. La sconfitta di Salvini è ovvia in quanto i suoi candidati, proposti più o meno apertamente, sono stati sconfitti o umiliati, ma Letta e il suo gruppo hanno fatto di peggio non riuscendo nemmeno a mandare in campo un loro candidato.
Giudizio negativo anche per Giuseppe Conte. Certo, ha aumentato le sue quote all’interno dei pentastellati oscurando anche la leadership del suo fondatore, ma in una organizzazione le cui azioni sono in ribasso. È apparso un leader puntiglioso e rancoroso più preoccupato di difendersi dai suoi ‘amici’ e fare i conti con ex amici che lavorare per costruire un futuro per il suo partito e per il suo Paese.
Infine, Matteo Renzi. Credo sia il politico più astuto sul mercato. È capace di capire un giorno prima degli altri dove andrà a fermarsi la pallina della roulette e puntarci anche i pantaloni. È infatti stata una sua intuizione (o coincidenza?) che ha portato Conte a Palazzo Chigi, rompendo i piani di Salvini che invece voleva andare al voto, e ha favorito l’assunzione di Mario Draghi. Questa volta, comunque, il gioco per il Quirinale non gli è riuscito in quanto non c’erano palline da giocare e lui non ne aveva alcuna di riserva in tasca. Giocare a calcio senza pallone in campo è difficile per tutti.
Allora tutto negativo? No, anzi. L’Italia ha alla guida del governo una persona come Mario Draghi, capace, onesta e rispettata in tutto il mondo, e al Quirinale c’è un presidente, Sergio Mattarella, simbolo di onestà, capacità morali e professionali inattaccabili. Un binomio che rappresentano in modo impeccabile il popolo in Italia e nel mondo.
Allora, la politica ha vinto? Tutt’altro, ha perso e in modo imbarazzante. Proprio per questo motivo ci troviamo ancora alla guida del Paese persone capaci come Mario Draghi e Sergio Mattarella. E, per ora, solo questo conta, il resto è…politica.