«Siamo molto vicini, questione di pochi giorni, alla firma per la Gigafactory di Termoli dove Stellantis farà le batterie “ lo ha dichiarato il ministro Giancarlo Giorgetti in un’intervista questa mattina sul Corriere della Sera.
Giorgetti ha poi spiegato che la nuova filiera elettrica richiederà comunque metà della manodopera oggi impiegata da quella tradizionale e ha aggiunto, che le imprese dell’automotive vanno aiutate a riconvertirsi rendendo disponibili gli accordi di programma e i contratti di sviluppo anche se-ha aggiunto- gli strumenti sono troppo lenti, burocratici.
Questo settore va finanziato massicciamente, lo abbiamo già chiesto al ministero dell’Economia».
Per lo stabilimento della città adriatica con i suoi 2.500 dipendenti la realizzazione della Gigafactory è una vera e propria riconversione: un investimento di 2,5 miliardi di euro e 370 milioni sono contributi statali.
L’amministratore Carlo Tavares la scorsa estate aveva fatto sapere della sua intenzione d’investire oltre 30miliardi entro il 2025 nell’elettrificazione del software.
La questione Gigafactory è stata oggetto di discussione nei mesi scorsi in un consiglio comunale a Termoli: dopo che il consigliere di maggioranza Vincenzo Sabella aveva presentato un ordine del giorno, approvato all’unanimità, con il quale impegnava il sindaco Roberti a fare pressione sul governo e sulla Regione per evitare che la Gigafactory venisse realizzata altrove, anche a Campobasso i consiglieri di minoranza avevano chiesto al presidente del consiglio di portare la questione in aula .
Ormai i timori di una non realizzazione della Gigafactory a Termoli, la terza in Europa, sembrano essere svaniti dopo le ultime dichiarazioni. Anche nel mondo sindacale c’è soddisfazione ma non si lasciano andare a facili entusiasmi perché vogliono avere certezze sul mantenimento dei posti occupazionali, anche se le dichiarazioni del ministro Giorgetti di questa mattina non lasciano presagire nulla di buono sul livello occupazionale dello stabilimento di Termoli, visto che parla di un dimezzamento della manodopera attualmente occupata.