Da un lato le asfittiche liturgie centrali della politica sempre più impantanata nelle sabbie mobili e nei minuetti che porteranno alle elezioni regionali del 2023, dall’altra i territori e le periferie che si svegliano in modo trasversale e pragmatico. E’ il caso del basso Molise e del suo baricentro, Termoli, dove le battaglie comuni a tutela dell’ospedale San Timoteo, e quelle in difesa del territorio dall’insediamento selvaggio di pale eoliche e impianti fotovoltaici, stanno coagulando un largo consenso nei confronti del sindaco della cittadina adriatica e presidente della Provincia di Campobasso, Francesco Roberti.
La novità, in questo caso, è rappresentata dalla trasversalità del fronte che punta a dare riscatto a un territorio che per infrastrutture, logistica, insiediamenti produttivi, risorse agro – alimentari e paesaggistiche, rappresenta la locomotiva del Molise. Una locomotiva che, tuttavia, sul piano politico è stata volutamente alimentata a carbone e vapore da altre centrali di potere che hanno avuto la meglio sul fronte del capoluogo pentro, Iserina, prima, e successivamente su quello di Regione, Campobasso, poi.
Sono lontani i tempi di una politica regionale a trazione termolse, quella dei Girolamo La Penna e Florindo D’Aimmo. L’ultimo protagonista di quella stagione rimane Gianfranco Vitagliano, oggi nel ruolo di osservatore acuto ma distaccato della deriva politica generale.
La novità Roberti però sembra piacere e crescere, soprattutto per il suo pragmatismo e i modi diretti e schietti che sono l’esatto contrario dei solipismi apodittici che a destra, al centro e a sinistra, caratterizzano larga parte della classe politica.