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domenica, Settembre 8, 2024

“I fatti di Genova, un racconto richiesto dai ragazzi”. Annalisa Camilli e il successo del suo podcast a vent’anni dal G8

Cronaca“I fatti di Genova, un racconto richiesto dai ragazzi”. Annalisa Camilli e il successo del suo podcast a vent’anni dal G8

Annalisa Camilli è una giornalista, e una donna, dalla formazione e dalla cultura a metà tra Novecento e terzo millennio. O, meglio, è completa del primo e del secondo tempo. Poco più che quarantenne, parla, e a più riprese ne sottolinea la necessità, della qualità che si ottiene affidandosi a chi sa fare, a chi è esperto di una specifica materia (approccio da secolo scorso). L’imperante “so fare tutto”, che deriva dalla costrizione a dover sapere fare tutto, appartiene ai tempi che corrono ma non poco c’entrano, molto spesso, con un lavoro ben confezionato. E lo dimostra, nel caso della cronista di Internazionale, il podcast di successo dedicato ai terribili fatti italiani accaduti nel 2001, “Limoni, il G8 di Genova vent’anni dopo”.

La rassegna “Si scrive Molise”, ideata e diretta dalla scrittrice Valentina Farinaccio (foto) per il Comune di Campobasso, ha portato in città in questo weekend nevoso oltre stagione due appuntamenti molto intensi, il reading live del podcast sabato sera e il laboratorio sulla scrittura di un podcast questa mattina, entrambi affidati all’autrice di Limoni.

Nella sala Alphaville di Campobasso un viaggio nella storia, nella ricostruzione dei fatti, nel giornalismo che racconta e prova a trovare risposte a domande mai affrontate e mai risolte, lungo gli strumenti della contemporaneità, quelli che ti distrai un attimo dal mondo della rete e dei social, ed ecco sono l’ultima novità in termini di comunicazione che detta la linea. I podcast, adesso.

Racconti, cronache, narrazioni che sanno di radio, ovviamente – anche se, rimarca Annalisa Camilli, i professionisti della radio li considerano “il male assoluto” – e internet, perché ancora una volta il mare magnum delle nuove possibilità espressive nasce e si diffonde grazie a una connessione. Con un aspetto profondamente diverso e in fondo rivoluzionario, stavolta: i podcast testimoniano il bisogno di materia, una voce da ascoltare, da sentire propria, intima.

“Limoni” non nasce come mera celebrazione di una ricorrenza, rituali ben distanti dalla giornalista che a vent’anni era tra i giovanissimi manifestanti finiti travolti da una delle pagine più nere di questo Paese, ma è una ricostruzione che prova a mostrare che cosa è accaduto nel frattempo, da quei tre giorni di fine luglio 2001 a oggi. Dalla morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda alle ragioni in questo ventennale di un ritorno attento e interessato ad altri punti di vista, a testimonianze mai raccolte prima, che ora diventano protagonisti narranti di momenti ed eventi orribili. Così si conosce e si ascolta la voce di Elena, sorella del giovane ucciso da un carabiniere di leva. Ingegnere informatico, lei non ha fatto come i suoi genitori che sono da subito scesi in campo per arrivare a una verità per Carlo. Lei, figlia di militanti come suo fratello Carlo, ha vissuto altrove e in silenzio. Racconta, ora, ad Annalisa Camilli e le sue riflessioni lasciano i brividi che si provano sempre di fronte al dolore espresso con pudore. Dice: i danni non si fanno alla città, i danni alla città si recuperano, le cose rotte si ricostruiscono, i danni sono alle persone. Vero.

Fino a che non si ragiona, nella chiacchierata con Camilli, sul fatto che a Genova non c’è più l’archivio sui fatti del G8. È stato preso da Bologna: incredibile. La città straziata ha archiviato, prova a farlo, la faccenda allontanando da sé ogni traccia.

Lo sconcerto di fronte a questa notizia colpisce i presenti all’Alphaville. Emozioni, rabbia, amarezza e persino nostalgia a guardarsi attorno oggi. A Genova c’erano 10 mila persone che manifestando tentavano di difendere il valore delle democrazie che proprio in quegli anni mostravano le prime crepe, e infatti già lasciavano campo libero a populismi, dittature e alla paura di una terza guerra mondiale, come fa temere la cronaca di questi giorni. Ecco la nostalgia: ci sarebbero oggi diecimila persone pronte a scendere in piazza, pronte a finire in una trappola blindata da zona rossa e manganelli menati senza ragioni? All’inevitabile no, non ci sarebbero, arriva a a spezzare ogni delusione preconcetta, per contraltare e per fortuna, la speranza registrata proprio da Annalisa Camilli. I fruitori del suo podcast – costruito con la redazione del suo giornale, le indicazioni di una sceneggiatrice, l’intervento di tecnici del suono e dell’audio (i professionisti della qualità) -, il pubblico che ha voluto ascoltare le 8 puntate sui fatti di Genova e chiederle in privato ancora di più, nuovi dettagli, nuovi elementi, perché mai avevano saputo, mai avevano sentito prima, sono i ragazzi nati allora e dopo il 2001. I ventenni di adesso. La generazione di Annalisa Camilli è forse l’ultima che ha avuto la fortuna dei ricordi dei nonni sulla guerra. I ragazzi di oggi non hanno conosciuto la bellezza e la potenza di un doloroso fatto collettivo riferito da chi l’ha vissuto. Annalisa Camilli con il suo “Limoni, il G8 di Genova vent’anni dopo” glielo ha permesso con gli strumenti che loro conoscono. Questo fa di lei una giornalista e una donna completa di Novecento e Millennio. E questo fa pensare, per chi vuole raccontare, che le distrazioni dalla rete non sono concesse. Proprio no.

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