15 giorni di tempo per esaudire le richieste o le marinerie saranno costrette al fermo totale e definitivo delle attività e dovranno procedere con i licenziamenti, si parla di 32 mila persone e 14 mila imbarcazioni:
Un ultimatum che le marinerie hanno dato al Governo affinché si appresti a trovare una soluzione ai problemi che sta affrontando la categoria.
Una decisione presa al termine della riunione che si è tenuta a Pescara alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle marinerie italiane insieme anche ad armatori e imbarcatori: perché il problema del caro gasolio coinvolge tutti gli addetti ai lavori.
A coordinare l’assemblea Francesco Calderoni ,Nicola Tedeschi e Francesco Scordella presidenti corrispettivamente delle  marinerie italiane, marineria di Trani e associazione armatori.
Il caro gasolio impedisce di portare avanti le attività , la mancata cassa integrazione per gli imbarcati, il pagamento del fermo biologico dello scorso anno mai arrivato ,gli aiuti promessi durante la pandemia per far fronte alla crisi e la mancata erogazione del credito d’imposta: questi sono i problemi che sono emersi durante la riunione ma che da un anno ormai devono fronteggiare i pescatori.
In un documento redatto alla conclusione dell’incontro e firmato da ben 20 marinerie italiane tra le quali c ‘è anche quella termolese, chiedono al Governo d’ imporre un tetto massimo per il costo del gasolio di 50 cent, un fermo biologico facoltativo d’emergenza, attivare subito la cassa integrazione straordinaria e retroattiva dal 1 gennaio 2022 e il blocco dei mutui di un anno per armatori e marittimi.
Se le risposte non arriveranno entro il tempo stabilito saranno più di 32mila famiglie a rimanere senza lavoro.