È l’Italia dell’accoglienza quella raccontata dagli articoli, dalle interviste e dalle testimonianze degli ultimi mesi. Un’Italia che continua a dare speranza a tutti coloro che fuggono non solo dal conflitto ucraino, forse balzato alle cronache nazionali in maniera preponderante, ma anche da altri conflitti. “Ormai siamo abituati alla guerra. – ha commentato Javid, rifugiato afgano che è stato accolto ad Agnone dal progetto SAI coordinato da Pina Mitri – È da molto che si combatte nella mia terra“.
Proprio oggi Javid si è recato presso l’infanzia dell’Istituto Omnicomprensivo “G. N. D’Agnillo” per accompagnare suo figlio Kovah in occasione del suo primo giorno di scuola sul suolo italiano. Con lui, oltre sua moglie, anche Olah, una donna fuggita dall’Ucraina a marzo e accolta dal SAI di Agnone. Anche lei ha accompagnato sua figlia Kira per l’inizio del suo percorso scolastico.
Ad accogliere i due nuovi alunni ci hanno pensato tutte le bambine e i bambini della scuola guidati dalle loro attente maestre. Difatti, l’Omnicomprensivo coordinato dalla Dirigente Scolastica Tonina Camperchioli ha spalancato le porte ai nuovi arrivati con canti e balli di accoglienza. I piccoli alunni hanno eseguito le coreografie proposte dalle insegnanti dandosi le mani, in modo da creare un grande girotondo della pace come simbolo di speranza e di buon auspicio per la cessazione delle guerre. Un girotondo di spensieratezza a cui si sono subito uniti anche Kovah e Kira.
“Grazie a tutti. Ho pianto di gioia. – ha commentato Olah con la voce rotta – Kira ha cinque anni ed è il suo primo giorno di scuola, sono contenta per lei“. Olah ha lasciato Kiev separandosi da suo marito e sua madre per dare nuova linfa di positività alla sua piccola. Prima che scoppiasse la guerra, la donna ucraina lavorava come responsabile vendite in un’azienda lattiero-casearia. “Non vedo l’ora di tornare in Ucraina” – ha confessato a Il Giornale del Molise – voglio riabbracciare i miei cari“.
Anche Javid non nasconde l’emozione: “Siamo scappati da Kabul. L’ambiente in Italia è bello, Kovah è contento e io sono felicissimo per lui. Spero che ci aspetti un futuro bello, vogliamo ampliare le nostre conoscenze della lingua e delle cultura italiana. L’Italia è un po’ una seconda casa, ci piacerebbe vivere qui nei prossimi anni“.
L’inizio della scuola per Kira e Kovah segna un graduale ritorno alla normalità e un passo avanti nell’integrazione nella comunità agnonese. Grazie al lavoro della Mitri e dei suoi collaboratori, il progetto SAI di Agnone è stato il primo in provincia di Isernia ad accogliere profughi ucraini. Al momento sul suolo del centro altomolisano risiedono 4 famiglie afgane e 2 nuclei mono-parentali dall’Ucraina.