San Casto primo evangelizzatore della diocesi di Trivento, oggi 4 luglio le celebrazioni. La diocesi trignina ospita il vescovo di Sessa Aurunca monsignor Orazio Francesco Piazza, circoscrizione vescovile campana accomunata a Trivento per la venerazione a san Casto. Il programma delle celebrazioni si apre questa sera alle ore 18.00 in Cattedrale di Trivento con il Santo Rosario, alle 18.30 solenne celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Orazio Francesco Piazza, alla presenza del vescovo di Trivento Claudio Palumbo. San Casto, da sempre, è stato ritenuto il primo evangelizzatore della Chiesa di Trivento – si riporta sul sito diocesano – In realtà, è alquanto difficile delineare i tratti essenziali della figura di questo santo che, come tramandatoci dalla tradizione, oltre ad essere stato vescovo, coronò la vita terrena con la prova del martirio. Leggendo gli Acta Sanctorum si constata che la memoria di san Casto era contemplata il giorno 7 novembre. I Bollandisti, nella loro grande opera, riportavano integralmente la trascrizione del manoscritto 457, conservato nella Biblioteca Casanantense, compilato nel XV secolo da un anonimo, probabilmente beneventano. L’autore lo diceva nativo nei dintorni di Roma, discepolo di Clemente Romano e da questi inviato a Trivento. In questo luogo Casto subì il martirio e, in data sconosciuta, il suo corpo fu traslato a Benevento. Chiaramente il manoscritto 457 è una fonte tardiva, venutasi a creare in un periodo in cui vi era la grande disputa a riguardo della suffraganeità di Trivento dalla metropolia beneventana. È lecito supporre che l’autore o voleva rivendicare l’apostolicità di Trivento, in quanto Clemente Romano fu ritenuto discepolo degli apostoli o, menzionando la traslazione di san Casto a Benevento, voleva arrogare a questa città il diritto di preminenza sulla diocesi triventina. In realtà il suddetto manoscritto non è l’unica fonte che ci parla di san Casto. Nella Biblioteca provinciale dell’Aquila, “S. Tommasi”, è conservata un’importante opera di Antonio Ludovico Antinori, intitolata “Corografia”. Si tratta di diversi volumi, manoscritti, della seconda metà del 1700, nei quali l’autore riportava la storia e i documenti di diversi paesi abruzzesi. Nel volume XL (I-2) l’Antinori dedicava diversi fogli a Trivento. È opportuno ricordare che questo centro è un comune molisano in provincia di Campobasso. La regione Molise si è formata solo nel 1963 e, ai tempi dell’Antinori, Trivento rientrava nei cosiddetti “Abruzzi”. Al foglio 836 l’autore riferiva che una certa tradizione voleva san Casto vescovo di Trivento ai tempi di Diocleziano e martirizzato in Campania insieme a san Secondino. Senza alcun dubbio si tratta di una notizia alquanto importante se unita anche ad alcune considerazioni riguardanti la storia della diocesi triventina. In primo luogo a Trivento non è presente il luogo di sepoltura del vescovo Casto. Ciò lascia presagire che il martirio non sia avvenuto qui. Da tempo immemorabile, poi, i patroni della diocesi sono Nazario e Celso, ai quali nel 1700 è stato aggiunto anche Vittore I, papa. Sorge spontaneo domandarsi il perché il culto di questi santi cancellò completamente la memoria del primo evangelizzatore della Chiesa triventina, tanto da farne perdere non solo la devozione ma anche la memoria storica della sepoltura. Evidentemente questa non esisteva affatto a Trivento. Non si può tralasciare di menzionare che l’organizzazione ecclesiastica, nell’attuale territorio molisano, risaliva al V secolo. Di conseguenza, considerando l’impossibilità di avere vescovi già residenziali prima di questa data, si potrebbe considerare Casto come un vescovo itinerante, da riscontrarsi proprio nel compagno di martirio di Secondino. Questa ipotesi, a mio avviso, merita di essere approfondita. Per il momento penso che possa aprire una strada nuova nel valutare la figura del nostro primo evangelizzatore. Prendendo, ancora, come riferimento l’Antinori che collocava il martirio di Casto sotto Diocleziano, è noto che con questo imperatore la persecuzione riguardò l’intera Chiesa, non solo quella occidentale, ma anche quella orientale. Di conseguenza suppongo che in quel periodo, sia per avere salva la propria vita, sia per confortare le varie comunità, si possa riscontrare la presenza di vescovi, di presbiteri e diaconi itineranti, soprattutto nelle zone più interne. Il corpo di san Casto, insieme a quello di san Secondino, è tuttora custodito in un sarcofago all’interno della cattedrale di Gaeta. Dal giugno del 2012, anche la cattedrale di Trivento è in possesso di una reliquia di questo santo donata dall’arcivescovo di Gaeta, mons. Fabio Bernardo D’Onorio. Con il vescovo di Trivento, mons. Domenico Angelo Scotti, la figura di san Casto, caduta in oblio per diversi secoli, è stata ricollocata dignitosamente non solo all’interno della vita liturgica diocesana, ma anche su di un piano culturale e artistico. Non a caso, nella cattedrale di Trivento, anche in coincidenza dell’anno della fede, è stata affissa una nuova tela raffigurante san Casto, opera dell’artista Claudio Sacchi. La tela presenta alcuni aspetti particolarmente suggestivi. Nella parte inferiore sono raffigurati dei bambini indossanti abiti di diversi secoli. Rappresentano le diverse generazioni che sono cresciute alla luce del Vangelo che san Casto ha annunciato a Trivento. Grazie a lui il messaggio di salvezza, che si è propagato all’interno del territorio diocesano, è giunto fino ai nostri giorni. Un altro elemento dominante della tela è l’acqua. San Casto è collocato sopra una roccia, in atteggiamento orante e sotto di lui vi è una sorgente limpida, dalla quale scaturisce un rivolo d’acqua. Si tratta di un particolare importante in quanto la tela è collocata proprio al di sopra del fonte battesimale della Cattedrale. L’effetto ottico è stupendamente originale perché dà l’impressione che questa stessa acqua confluisca fino a riempire di sé tutto il fonte battesimale. Il nostro evangelizzatore nella sua missione ha convertito numerose generazioni rendendole figlie del Padre celeste con il battesimo amministrato nel nome della Trinità.