Accademia dei Georgofili e Università del Molise hanno organizzato ad Agnone, in collaborazione con il Comune, un incontro dedicato all’agricoltura, all’allevamento e alle foreste. “La terra è alta” questo il titolo del convegno che ribalta concezioni appartenenti ormai al passato. Se da un lato per un vecchio proverbio contadino la terra era bassa in quanto vi era bisogno di chinarsi con grande fatica per lavorarla, dall’altro a Palazzo San Francesco il lavoro del terreno diviene alto in quanto, in casi indirizzati, è in grado di valorizzare le peculiarità del territorio. “Tocchiamo un tema molto delicato, quello della sviluppo delle aree interne. C’è un problema di valorizzazione di quello che le aree interne offrono. – ha spiegato Luca Brunese, rettore dell’Unimol – La questione va raccontata per bene, per attrarre interessi, attenzioni e investimenti. E anche per una maggiore divulgazione nella popolazione sia locale che turistica“.
Dello stesso parere anche il Sindaco Daniele Saia. “Dobbiamo non solo trattenere gli agricoltori e gli allevatori sul territorio, ma dobbiamo facilitare anche il passaggio aziendale verso le nuove generazioni facendo capire loro che anche questi settori sono redditizi” ha commentato il primo cittadino.
Nel dibattito tra accademici e ricercatori emerge la linea condivisa. Per salvare le Aree interne del Molise occorre ripartire dalle potenzialità del territorio e valorizzarle. Agricoltura e allevamento possono tornare a essere vere fonti di ricchezza a patto che, come sottolineato dal Presidente della Sezione Sud-Est dell’Accademia dei Georgofili, vengano previsti interventi mirati per il loro sviluppo. “Noi siamo andati verso una politica economica di globalizzazione: era più facile importare che produrre. Così come abbiamo trascurato il settore energetico e ora abbiamo dei problemi nel gestirlo, anche quello dell’agricoltura è stato trascurato e potremmo trovarci presto di fronte a problematiche. – ha commentato Marzi – A livello locale si dovrebbero potenziare le possibilità produttive come si faceva un tempo“.