Era la notte di Natale. Sono passati più di 9 mesi da quel delitto che scosse la città di Campobasso, una città dove da anni non si verificavano omicidi. Ora, con tre mesi di anticipo rispetto alla proroga chiesta e ottenuta a giugno, proroga che prevedeva altri sei mesi di indagini, la Procura del capoluogo ha chiuso le indagini sull’uccisione di Cristian Micatrotta avvenuta in via Giambattista Vico e per la quale è in carcere Gianni De Vivo. Nei giorni scorsi le parti in causa hanno ricevuto l’avviso di conclusione indagini firmato dal sostituto procuratore Elisa Sabusco. Dal momento della notifica per l’indagato ci sono 20 giorni di tempo per depositare eventuali memorie difensive o per chiedere di essere interrogato. Si tratta dunque di un momento molto importante perché la procura scopre le sue carte. L’indagato e il suo avvocato possono ora prendere visione dell’intero fascicolo sulla vicenda.
Proprio in queste ore dunque il legale di De Vivo, Mariano Prencipe, sta vagliando la documentazione per decidere la strategia difensiva da attuare in questa fase. I termini scadono la prossima settimana. A questo punto è chiaro che non ci sarà il giudizio immediato e che entro la fine dell’anno arriverà la richiesta di rinvio a giudizio e sarà fissata la data dell’udienza preliminare.
Nelle settimane scorse i periti hanno depositato l’esito degli accertamenti svolti su abiti, arma del delitto e telefonini delle persone coinvolte. Ma agli atti non ci sono i testi dei messaggi via smarthpone che alcuni dei soggetti coinvolti si sono scambiati la sera del delitto. Sarà ora cura delle parti (i legali dell’indagato e dei familiari della vittima), farli recuperare dai loro consulenti.
De Vivo resta recluso nel carcere di Campobasso. E’ stato sentito una sola volta dal magistrato il 31 gennaio scorso. In quell’occasione disse che il diverbio tra lui e uno dei tre con i quali poi litigò in strada era nato perché quella stessa sera, intorno alle 19 e nella stessa strada dove poi avvenne il delitto, uno di loro gli avrebbe venduto un quantitativo di cocaina in un involucro che poi risultò vuoto. Per questo cominciò a telefonare sostenendo di essere stato raggirato. Dall’altra parte qualcuno lo rassicurò. Venne quindi fissato un appuntamento in strada, quello stesso appuntamento che poi finì in tragedia con l’omicidio di Cristian Micatrotta.