Era la notte di Natale, la città era deserta con le famiglie riunite per il cenone della vigilia. In via Giambattista Vico, a poca distanza dal terminal degli autobus però, proprio in quella notte particolare si consumava un delitto che ha sconvolto la città, quello di Cristiano Micatrotta, 38enne ucciso da Gianni De Vivo a coltellate al culmine di una lite. Una lite che alla sua origine aveva motivi legati al mondo della droga. Ora, 10 mesi dopo la tragedia il sostituto procuratore Elisa Sabusco ha chiesto il rinvio a giudizio per De Vivo. Il giudice Roberta D’Onofrio ha quindi fissato l’udienza preliminare al prossimo 17 novembre. Le indagini sul delitto si sono concluse il mese scorso e l’uomo accusato dell’omicidio ha rinunciato ad essere interrogato in questa fase depositando invece, attraverso i suoi avvocati Mariano Prencipe e Giuseppe Stellato, una memoria difensiva. Il reato contestato è omicidio volontario. Sono sette le parti offese che si costituiranno parte civile: la compagna e 2 fratelli della vittima assistiti dagli avvocati Fabio Albino e Domenico Fiorda e poi i genitori e le sorelle che invece si sono affidati al penalista Roberto D’Aloisio.
De Vivo dopo aver trascorso i primi giorni di detenzione a Benevento, da gennaio scorso si trova nel carcere di Campobasso. E’ stato sentito una sola volta dal magistrato il 31 gennaio. In quell’occasione disse che il diverbio tra lui e uno dei tre con i quali poi litigò in strada era nato perché quella sera, intorno alle 19, nella stessa strada dove poi avvenne il delitto, uno di loro gli avrebbe venduto un quantitativo di cocaina in un involucro poi risultato vuoto. Per questo cominciò a telefonare sostenendo di essere stato raggirato. Dall’altra parte qualcuno lo rassicurò. Venne quindi fissato un appuntamento in strada, quello stesso appuntamento che poi finì in tragedia con l’omicidio di Cristiano Micatrotta.