Il tribunale di Palermo ha assolto “perché il fatto non sussiste” l’ex concorrente del “Grande fratello” Daniele Santoianni, molisano di San Martino in Pensilis, finito ai domiciliari nel maggio del 2020 nell’ambito dell’inchiesta “Mani in pasta” sul clan mafioso del quartiere palermitano dell’Acquasanta che aveva portato a 91 misure di custodia cautelare. Era accusato di intestazione fittizia dei beni con l’aggravante mafiosa perché, secondo la Procura, avrebbe fatto da prestanome di una società per la vendita di caffè legata ai clan. “È la fine di un incubo che ritenevo inimmaginabile e che non auguro a nessun cittadino. Essere vittima di un errore giudiziario causa un dolore indescrivibile alla persona ingiustamente arrestata e ai suoi familiari”, dice Santoianni che ringrazia “l’impegno e la competenza professionale” dell’avvocato Giampiero Biancolella. “La civiltà giuridica di un Paese – aggiunge – è dimostrata dalla capacità dei suoi giudici di riconoscere l’errore e di ristabilire la verità restituendo l’onorabilità a cittadini che nulla hanno commesso”. Il legale sottolinea che, nonostante già il Riesame avesse disposto l’immediata liberazione del suo assistito, la Procura ha voluto comunque chiederne il rinvio a giudizio. Santoianni aveva partecipato alla decima edizione del reality iniziata a settembre del 2009 e finita nel marzo successivo, una delle più lunghe della storia. Accostato all’attore Riccardo Scamarcio per la somiglianza fisica, aveva spiegato all’epoca dell’arresto di “aver fatturato 330 mila euro non con la società del caffè ma con una ditta di noleggio di auto di lusso”.