Sono schiaccianti le prove raccolte dagli inquirenti nei confronti di Pietro Ialongo che, tra l’altro, l’omicidio della sua fidanzata Romina De Cesare lo ha anche confessato.
Perciò la Procura di Frosinone ha ottenuto il giudizio immediato per il 39enne, imputato di omicidio aggravato e stalking: si salta l’udienza preliminare, dunque, e la prima seduta in Corte d’Assise al Tribunale di Frosinone si terrà il 2 febbraio, con un quadro probatorio ormai chiaro.
Nella notte tra il 2 e il 3 maggio scorso Romina era tornata a casa, dove viveva ancora con Ialongo, anche se da separati. Lui l’aveva aspettata sveglio e aggredita alle spalle. Dopo averla colpita più volte, prima all’addome, poi alle braccia e alle mani perché Romina aveva provato a difendersi, le aveva inflitto due coltellate al petto. Una fatale al cuore.
Quando lo avevano fermato i Carabinieri a Sabaudia aveva con sé un biglietto: «Non volevo ucciderla, io la amo».
Poi le indagini: l’autopsia, le perizie sui telefoni dei due ex fidanzati, le confidenze di lei alle amiche. La voglia di iniziare una nuova vita, con l’uomo che aveva cominciato a frequentare.
E poi l’unica drammatica certezza: Romina non tornerà a Cerro al Volturno per riabbracciare il suo papà, non andrà avanti, non realizzerà il sogno di essere di nuovo felice. Perché Pietro le ha tolto per sempre il futuro. Il 2 febbraio sarà di fronte ai giudici della Corte d’Assise.