Addio Angelo Sammarone, l’ultimo saluto dell’ex sindaco di Trivento Tullio Farina. “Dopo una lunga malattia, alleviata dalla premurosa attenzione e assistenza quotidiana della moglie Maria, dalla figlia Silvia, dal genero Carmine e degli altri parenti, Angelo Sammarone ci ha lasciato, dopo aver sopportato con grande compostezza e dignità il dolore che lo affliggeva. Non nego che con lui va via anche una parte della mia giovinezza. Quanti ricordi mi tornano alla mente, sopratutto quello di una domenica di tantissimi anni fa quando sul campo del Duronia segnò un goal da ala destra, ruolo da lui preferito, con l’esultanza di tutta la tifoseria triventina. Era interista è il suo idolo era il giocatore brasiliano Jair che lui voleva imitare. Dimenticare Angelo, anche se per tanti anni non è uscito di casa per via della malattia non sarà facile per tutti quelli che con lui hanno trascorso tanti momenti belli di passatempo. Era di carattere gioviale, loquace, sempre pronto a dire la sua e anche a cercare di avere sempre ragione, soprattutto quando si trattava di difendere la squadra del cuore. Da giovane aveva lasciato Trivento per motivi di lavoro trasferendosi ad Aosta come impiegato postale, lasciando così gli studi universitari ai quali si era iscritto presso l’Università di Urbino. Ritornato a Trivento dopo alcuni anni per trasferimento, con il tempo era diventato direttore delle poste ed in questo ruolo ha dimostrato tutta la sua generosità aiutando qualsiasi utente a risolvere i problemi attinenti al suo lavoro. Sempre disponibile e gioviale, non si è mai sottratto ai suoi doveri di impiegato dello Stato. Al di fuori di tale ruolo è stato amico di tutti e tutti lo cercavano per la sua simpatia e per le sue battute argute, per stuzzicarlo e per avere la sua reazione, che alla fine si trasformava in divertimento. Chi potrà mai dimenticarlo nel gioco della passatella del quale era protagonista indiscusso ed insostituibile. Molte volte non la si giocava proprio perché mancava Angelo come perno principale del gioco. Purtroppo il gioco del destino, che il più delle volte si beffa delle migliori persone, lo ha sottratto, come già detto, alla compagnia degli amici relegandolo nella sua casa. Ma anche in questo caso Angelo è stato un grande accettando con rassegnazione cristiana ciò che mai avrebbe meritato, anzi ha sfidato la sorte, restando sempre legato alla vita e combattendo strenuamente per essa. Lo ha fatto per non lasciare la moglie Maria, la figlia Silvia e soprattutto il suo adorato nipote, Angelo, ai quali è stato sempre amorevolmente vicino. A questi ha dato tutto il suo amore, una vita di sacrificio e di lavoro. Sicuramente il Signore e Padre Pio, al quale era devotissimo, sapranno ricompensarlo per tutto quello che di buono ha fatto sulla terra. A noi mortali resta però il suo ricordo, come dice il Foscolo, “finché il sole non risplenderà su le sciagure umane”