di Tonino Danese
Gli applausi sono stati tanti e ripetuti; caldo e avvolgente l’abbraccio della gremita sala della Costituzione della Provincia a Campobasso.
La presentazione del libro di Manuela Petescia, “Piccole immagini di raso bianco”, è stata un successo. Un grande successo. Presentazione che arriva dopo 5 anni dalla pubblicazione, un’attesa lunga con in mezzo un turbinio di vicende che hanno ritardato l’evento. Non solo il Covid, ma soprattutto l’ingiusta vicenda giudiziaria ha rubato almeno 10 anni di vita all’autrice, totalmente innocente. Ha combattuto come una leonessa, sottraendo quel tempo della battaglia al resto di una vita normale, alla famiglia, agli affetti, alle passioni. E ha vinto, perché quel processo basato su una bugia, alla fine, si è concluso con un’assoluzione con formula piena.
Questo il passato. Ora c’è il presente e il futuro e c’è il romanzo. Sì. Un romanzo dirompente, spiazzante, forte e allo stesso tempo delicato, quello di Manuela. Senza retorica, plasmato da una scrittura piena, su più livelli e registri (cosa niente affatto semplice), capace di trasmettere emozioni allo stato puro.
E’ un romanzo in prima persona (e non è mai impresa facile scrivere in prima persona). C’è uno psichiatra, sposato, intelligente con turbe caratteriali che incontra una donna dalla fortissima carica erotica, bella, molto la ma malata; sullo sfondo la provincia italiana e intorno ai protagonisti ruotano altre figure; l’amore, il sesso, la morale, le convenzioni, l’amicizia, la morte, il matrimonio, la famiglia sono i temi affrontati. Manuela tratteggia personaggi e situazioni penetrando nella psiche di ognuno, senza mai giudicare. Lo fa in modo schietto, diretto, anche crudo e scabroso, senza gli orpelli del moralismo e delle convenzioni. Entra nelle storie e nei protagonisti guardando anche nel suo io e diventa le stessa i personaggi che racconta, diventa lo psichiatra, i suoi pazienti, Dolores.
Stefano Sabelli, attore e direttore del Teatro del Loto, ha magistralmente letto brani del libro. Un romanzo, quello di Manuela, coraggioso e maturo, come lo ha definito l’editore Florindo Rubbettino. “Manuela – ha spiegato – rappresenta un’eccellenza della letteratura per la sua scrittura non comune, fluida, capace di creare nella mente immagini e di suscitare emozioni. Tutte le emozioni”.
In “Piccole immagini di raso bianco”, l’autrice ha saputo creare una storia padroneggiando sapientemente le sue profonde conoscenze di psicologia e psichiatria, ma anche di letteratura, da James, passando per il teatro di Ibsen, arrivando a Celine per la grande analisi introspettiva, senza dimenticare la passione per il cinema, la filosofia, la storia, come ha sottolineato anche la docente Adele Fraracci. “Il libro è un affresco e al contempo una seduta di psicanalisi, nella quale trovano spazio anche la storia, la filosofia, la religione che danno ancora più carattere alla forza narrativa”.
Lo psichiatra, psicologo e psicoterapeuta Angelo Malinconico, primo a leggere il romanzo, ha sottolineato quella capacità empatica di Manuela, che ha come matrice Jung, di entrare nell’ombra del protagonista e dei personaggi. L’ombra archetipica, quella che abbiamo tutti e che non è facile da scovare e capire.
Moderatrice impeccabile, la giornalista Sabrina Varriano che con Manuela Petescia ha dialogato, con spunti intelligenti, partendo dal libro ma arrivando a toccare argomenti profondi, anche personali che hanno messo in luce, ancora una volta, la grande personalità dell’autrice, i suoi valori, il suo mondo interiore. Quei sogni che negli ultimi anni si erano spenti, come la stessa Manuela ha detto, con questa presentazione del suo libro hanno ritrovato nuova luce. In attesa del nuovo romanzo.