“E’ la scena tipica di un incontro concitato e quindi contraddistinto dalla variabilità delle azioni, dei movimenti e dei comportamenti. Per questo mi sembra difficile trovare elementi tecnici e obiettivi per dare una ricostruzione che consenta di capire effettivamente che cosa è successo quella sera”. Così l’ex comandante del Ris di Parma Luciano Garofano che questa mattina è stato sentito in aula a Campobasso al processo per l’omicidio di Cristiano Micatrotta, avvenuto nel capoluogo la notte di Natale di due anni fa al culmine di una lite per motivi di droga. Per il generale, oggi in congedo, che è consulente della difesa dell’imputato del delitto, Gianni De Vivo, la tesi della difesa, quella secondo la quale De Vivo si sarebbe difeso dopo una aggressione subita, è compatibile con diversi elementi emersi: “De Vivo – ha osservato Garofano – ha mostrato delle lesioni che erano tipiche di una colluttazione avuta contestualmente con il ferimento mortale di Micatrotta. E questo sarà motivo di discussione alla conclusione del processo”.
Nell’udienza di oggi, tutta dedicata ai testimoni della difesa, sono stati sentiti anche un altro consulente, il medico legale Maurizio Saliva, e poi una dottoressa che visitò De Vivo subito dopo l’arresto riscontrando ferite sul suo corpo.