Anniversario della strage di via D’Amelio, la Scuola “Paolo Borsellino” di Trivento ricorda il magistrato con le parole della sorella Rita: non c’è resurrezione senza morte, ha svegliato le coscienze. Nel 1995, Rita Borsellino fu ospite della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “Paolo Borsellino” della Caritas Diocesana di Trivento e il direttore don Alberto Conti, in occasione della strage di via D’Amelio avvenuta il 19 luglio 1992, ha voluto riproporre il suo intervento, di cui riportiamo uno stralcio. “Questa scuola porta il nome di mio fratello e sono onorata di stare qui dove tante persone hanno portato la loro stima a Paolo. Vado in giro per le scuole per portare il messaggio di Paolo, qui più di altrove spero di ritrovare un po’ di Paolo. Ricevo tantissimo, mi sembra di raccogliere dei pezzetti della sua vita per poi rimetterli insieme, per darli poi ancora una volta: è un dare e ricevere continuo, un continuo pellegrinaggio. Dopo la morte di Paolo ho provato la sensazione netta che non potevo stare li a guardare, a subire quello che mi era successo, dovevo fare anch’io qualcosa, ma non sapevo come potevo, in qualche modo, continuare il messaggio di Paolo. E ho cominciato ad andare in giro, ho iniziato dalle scuole, dai bambini, Paolo aveva questa grandissima abilità di parlare con i giovani e bambini, li intratteneva e si divertiva con loro. Entrando nella prima scuola, mi resi conto che era una cosa che mi veniva spontanea, io che ero stato sempre chiusa nella mia famiglia, che riuscivo a comunicare poco con gli altri…Quante volte mi sono chiesto il perché, perché questa carica così forte di vita sia stata interrotta in questo modo così brutale. Ho trovato risposta nella fede di paolo. La sua fede profonda mi da anche a me conforto. Il suo lavoro lo aiutò ad accrescere la sua fede. Sono convinta che anche lui si è chiesto tante volte perché rischiare la vita e sottrarsi all’affetto dei suoi cari, ma era perfettamente cosciente di non poter fare diversamente, era questa la sua missione. Io Mi sono chiesta perché sia andata così e mi sono risposto che tutto questo era necessario, perché non c’è resurrezione senza morte. Una morte necessaria, per svegliare le coscienze, che si sono risvegliate. La morte di Paolo e Giovanni credo sia stata l’apice di tante piccole fiammelle che sono state accese, da allora molti hanno aperto gli occhi e nessuno di noi può distogliere lo sguardo e può tornare indietro”.