Rischia fino a quindici anni di carcere l’uomo che giovedì sera nella zona di Castello Pandone ha appiccato l’incendio che in due giorni ha divorato 80 ettari di vegetazione.
Sul tavolo del procuratore di Isernia è arrivata la relazione dei Carabinieri di Venafro che hanno denunciato il cinquantenne per incendio boschivo aggravato e distruzione di bellezze naturali. Per quest’ultimo reato l’ammenda prevista è fino a seimila euro.
I danni provocati dal rogo, in realtà, sono ingentissimi. Nella zona adiacente al Castello simbolo di Venafro, le fiamme hanno incenerito vegetazione mediterranea. Solo per l’abilità e la tempestività dei soccorsi, a terra con le squadre dei vigili del fuoco e dall’alto con un Canadair e l’elicottero della Regione, il rogo ha solo sfiorato alcune case.
Ma poi alimentato dal vento, l’incendio ha risalito la china di Monte Santa Croce e procedendo verso Sesto Campano ha distrutto sei ettari del Parco dell’ulivo. Una zona protetta e di alto valore ambientalistico dove sono andati distrutti alberi secolari, anche questi un vanto della città dell’olio.
I carabinieri sono risaliti al presunto autore dell’incendio sia perché è stato individuato il punto preciso dell’innesco, dal quale le fiamme si sono propagate. E da questo, attraverso le testimonianze e la collaborazione di alcuni cittadini, è stata confermata la presenza del cinquantenne proprio in quel punto nell’ora esatta in cui è divampato il fuoco.
L’uomo è stato denunciato in regime di libertà alla procura che ha aperto un fascicolo e dovrà ora rimettere a posto gli elementi raccolti dai carabinieri forestali.
Nelle prossime ore il presunto piromane potrebbe essere ascoltato in Procura. Se l’autore dell’incendio è lui si è cacciato in un brutto, bruttissimo guaio.