Un quadro della pittrice Gilda Pansiotti, vicina al gruppo futurista di Boccioni, Tosi, Carrà e Russolo, donato al Comune di Duronia. La pittrice di successo, nata a Milano nel 1981 e deceduta a Castropignano nel 1986, per alcune vicende della vita, da Milano si è ritrovata a Duronia e proprio al suo paese amato ha dedicato tante tele, “sotto tanto cielo, tante stelle per illuminarci di mistero”, questa è una sua frase, una vera e proria dichiarazione d’amore per il territorio. È il primo cittadino Paolo Mario Berardo a dare notizia sulla donazione del quadro al Comune di Duronia, un autoritratto di Gilda Pansiotti, da parte del nipote, “in passato il Comune ha acquistato un quadro della nostra importante artista – riferisce il sindaco Berardo – ora è nostra intenzione raccordarci con l’Assessorato regionale alla Cultura al fine di organizzare una mostra a lei dedicata, un’artista importante, molto apprezzata e protagonista del suo tempo”. Gilda Pansiotti Cambon D’Amico, si riporta in “Biografie di donne protagoniste del loro tempo” a cura di Barbara Bertolini e Rita Frattolillo, su donneprotagoniste.blogspot.com: è nata a Milano il 16 febbraio 1891 da un’antica famiglia meneghina, studia all’Accademia di Brera nel periodo della fertile dialettica tra gli epigoni della Scapigliatura e l’esplosione dei futuristi. Allieva irrequieta dei maestri Alciati e Tallone, si avvicina al gruppo Futurista, rappresentato da Boccioni, Tosi, Carrà e Russolo, ma poi fa una scelta di indipendenza, mantenendosi fedele, pur nel confronto costante con le vorticose esperienze pittoriche del secolo, ad una libera concezione dell’arte, intesa come autentica ed irripetibile espressione individuale. Insegna per qualche tempo all’Accademia milanese, di cui in seguito diviene socio onorario, e dal 1913, quando esordisce al premio Canonica, partecipa alle migliori collettive (premio Principe Umberto, premio Ussi, Quadriennale di Torino, Triennale monzese, Braidense, Galleria Pesaro). Dal 1920 espone alle Biennali veneziane. L’antica Società del Giardino le conferisce la medaglia d’oro quale esponente della pittura milanese. Nel 1926 è presente alla III Biennale romana. Dopo la morte del marito, il pittore triestino Glauco Cambon, avvenuta nel 1930, conosce il magistrato Tomasino D’Amico, originario di Duronia. Dalla fine degli anni Trenta, con il figlio Glauco, nato dal matrimonio con Cambon, passa le estati a Duronia e a Castropignano. I volti, i colori e i paesaggi del Molise diventano così sempre più fonte di ispirazione per P., che, armata di tele e pennelli, si aggira per le campagna alla ricerca del soggetto da interpretare. Il lavoro dei campi, scene d’insieme con animali, ritratti di donne ed adolescenti, costituiranno il nucleo della mostra di Berlino del 1938. Dopo un periodo vissuto a Roma, l’artista si stabilisce definitivamente nel Molise con il secondo coniuge, il magistrato Tomasino D’Amico, sposato nel ’32. Pur non essendo molisana, P. si inserisce attivamente nell’ambiente culturale ed artistico, dipinge senza sosta il mondo rurale, che diventa il suo mondo, al punto che lo stesso figlio della pittrice, noto critico letterario, Glauco Cambon, ha osservato che l’artista esprime “il suo istinto di felicità imbevendosi di luce a contatto con i contadini e la vita campestre”. Le campagne, gli abitanti, il paese, sono di fatto scandagliati e fissati sulla tela con grande impeto di tinte iridescenti, ove la nota solare appare spinta al massimo da una pennellata di tipo impressionistico. Sensibile al fascino ei costumi popolari, li sa “illustrare” nei quadri con maestria, e rappresenta il lavoro dei campi con linguaggio immediato, pur se esso risente delle idee celebrative e della ruralità tipiche del periodo fascista. Pittrice di successo, entra nel vortice delle mostre allestite nelle maggiori città: presenta una importante antologica a Roma, alla Galleria S. Marco, nel ’62, con un complesso di sessanta dipinti. Nel ’64 espone a Napoli alla Galleria Barcaccia. Nel ’68 è a New York. Sulla sua arte hanno scritto numerosi critici e scrittori, tra cui Sironi, Ojetti, Scarpa, Cavacchioli, Cimatti, il figlio della pittrice, Glauco Cambon, R. Millet, M. R. Mobius, C. D. Carls. Sicurezza d’impianto, magnifici effetti tonali, disegno vigoroso, forte espressività, impasto coloristico di accordi squillanti, un vivace temperamento capace di cogliere e interpretare con immediatezza il soggetto rappresentato sono le doti coralmente riconosciute a questa pittrice, che, muovendosi nell’ambito di un’interpretazione storicistica della realtà molisana, con la sua arte ha acquisito alla coscienza nazionale il Molise, terra in cui si è spenta (Castropignano, 26 ottobre 1986), e dove ha voluto riposare per sempre, sotto “tanto cielo, tante stelle per illuminarci di mistero”, nella cornice dei dolci declivi di Duronia tante volte ripresi sulle sue tele. Sue opere sono custodite alla Galleria d’arte moderna di Milano, al Rathaus di Berlino, alla prefettura di Hannover, al Banco di Roma, all’Ospedale Maggiore di Milano, alla Società Edison, ed altre ancora si trovano in collezioni private italiane e straniere.