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Campobasso
domenica, Dicembre 22, 2024

Riflessioni

EditorialiRiflessioni

di PIETRO COLAGIOVANNI

Mi piace camminare, è un’attività buona per il fisico ma anche per l’anima. E
quindi cammino molto, nonostante nella città in cui vivo camminare non sia
agevole. Marciapiedi sbrecciati, incuria nella gestione del verde pubblico,
strade dissestate, segnaletica orizzontale sverniciata: fare una passeggiata è
più un rischio che un’opportunità. Ciononostante, anche per non ricadere
nella monotonia dell’unica passeggiata attrezzata della città, quella tra
Ferrazzano e Campobasso, circolo per le vie cittadine. E guardo, osservo,
medito. Amo la mia terra. Campobasso non è affatto brutta ed il Molise nel
suo complesso è bello, pieno di posti sorprendenti ed incantevoli.
Ha una grande diversità ambientale, interessanti testimonianze culturali ed
archeologiche, un clima sostanzialmente mite e una variegata offerta
enogastronomica. Ma la gestione che gli uomini, i molisani hanno fatto e
continuano a fare di questo tesoro è davvero deprimente.
Campobasso è una città triste, desolata e avviata al degrado. Le statistiche ce
lo dicono, ci parlano di una continua emorragia demografica ma poi l’effetto
visivo è ancora più sconsolante. Il centro, cuore di ogni città che si rispetti,
complici scelte stralunate fatte negli anni passati (centri commerciali?
assomiglia di più al ventoso vialone dei duelli di un film western che ad un
pulsante e attrattivo zona centrale di un capoluogo regionale. I negozi aperti
sono sempre meno, i cartelli fittasi (e a volte nemmeno quelli) costellano
percorsi poco frequentati, anche nelle ore di punta. Una specie di simulacro,
una sorta di residuo bellico incorona, in quella che io continuo a chiamare
piazza Savoia una città ormai abbandonata: l’ex hotel Roxy. Sono anni che sta
lì, acquistato dalla Regione ad un prezzo assolutamente folle, mai restaurato e
forse destinato alla demolizione, che non si fa solo perché costerebbe una
fortuna. E lui, l’hotel Roxy della nostra gioventù l’emblema di una città
distrutta dalle sue insipienti classi dirigenti. Forse un tempo Campobasso è
stata davvero una città giardino. Ma oggi quel giardino si è trasformato in un
posto infestato da erbacce, pieno di immondizia e ciarpame, abbandonato in
fretta e furia dai suoi proprietari anni orsono. Com’è diventata triste
Campobasso non certo per i motivi per cui è triste Venezia, secondo la famosa
canzone. E’ triste e basta.

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